“D” come donna. Ma Anche come “danno”
Di Luciano Scateni
L’acquisto del gruppo Gedis di La Repubblica e dell’Espresso: il settimanale divenuto politicamente più ‘leggero’ non è più abbinato al quotidiano della domenicale non è facile farsene una ragione. Pazienza, comunque, possiamo facilmente fare a meno di un Espresso così ‘moderato’, ma è inevitabile soffermarsi sullo scadimento verticale del coraggioso giornalismo d’inchiesta di Marco Damilano, che fu suo direttore. Incomprensibile, è l’imposizione dell’aggregato malloppo del sabato a la Repubblica, di un ‘D’ (sta per donna), gremito di pubblicità degli inserzionisti di settore, che esibisce preziosità della moda femminile di cui sono appassionate followers solo le signore e signorine con redditi ben oltre la media. Ma poi, fosse gratis, pazienza, finirebbe senza rimpianti nel contenitore di ‘carta e cartoncino’ da riciclo. Costa il supplemento, poco ma costa, e può capitare di dargli un’occhiata, molto sommaria, annoiata, ma non distratta. Stupisce al punto da e stupefazione per scelte editoriali infelici, indicative di un cedimento a interessi circoscritti, al target delle lettrici abbagliate da tanta ‘grazia di dio’: abiti, gioielli, accessori da Vip. È decisamente indigesta l’imposizione del sabato a stupirsi per l’ultimo abito di Valentino e l’ultima borsa da di Luis Vuitton. E provoca un mini-choc quanto propone “D’ alle pagine 82, 83 e 84. Titolo: “Un generale al contrario”, maxi foto di Vannacci (sì quello del libro che esalta la destra, la xeno e omofobia, sì l’istigatore dell’odio, l’autore della frase “Cari ebrei (e omosessuali, ndr), non siete normali, fatevene una ragione; sì, il ‘dritto’ che ad ogni rilievo dell’intervistatore risponde con il numero di copie vendute del suo libro. Niente male come spot pubblicitario gratuito. “Io” declama orgogliosamente Vannacci, “sono testosteronico, giocavo con le pistole a due anni, ero molto maschio”. Spieghi “D” la motivazione professionale, etica, di questa intervista show concessa al generale, la trama e l’ordito del suo miscuglio di leghismo-destrogeno e perdoni la cinica disonorevole destinazione del “D” di oggi 30 marzo, sversato nel bidone dei riciclabili.