1 A 2 E “TUTTO DA RIFARE” (COPYRIGHT GINO BARTALI)
Di Luciano Scateni
Manganiello, sezione di Pinerolo, ha diretto la sfida Lombardia-Campania dei coach Conte e Fabregas. Al minuto 95 le comunicazioni non verbali del tecnico leccese non lasciano dubbi sulla parentesi di mediocrità del Napoli, che dopo tre scialbi pareggi subisce una sconfitta avvilente dalla tredicesima del campionato. Al the end di una partita da dimenticare in fretta, per aver disilluso i “forza Napoli sempre’, gesti inequivocabili di Conte: nervosismo da frustrazione, aria sconsolata per la resa senza l’onore delle armi. Azzurri con le ali tarpate, in assenza di un progetto da squadra capo classifica, sterile possesso palla, pericolosità offensiva zero, determinazione latente, errori a ripetizione e inevitabile successo di un’avversaria ben messa in campo, spinta dalla fresca gioventù dei suoi gioielli, di una squadra costruita con intelligenza e progetti lungimiranti. Che sia un episodio senza alibi, con aggravanti ingiustificate è stato subito evidente. Quando scocca il settimo, Rrahmani (Conte dovrà spiegare perché centrale e Buongiorno difensore di sinistra) riceve da Politano una rimessa laterale da centrocampo e anziché avviare la manovra offensiva, senza dare un’occhiata alla posizione di Meret, inventa un retropassaggio di circa quaranta metri che finisce nella sua rete. Anche Meret dovrebbe spiegare che ci faceva a inconsueta distanza dalla porta, perciò impossibilitato a impedire il disastroso autogol. 0-1. Reazione degli azzurri blanda, interrotta dalla furbizia di Raspadori. al 17esimo, minuto fatale per il Como, ruba il pallone a Kempf e in perfetta solitudine mette alle spalle dell’incolpevole Butez. Di lì alla fine del primo tempo nulla da dichiarare, oltre la speranza di sognatori del tifo azzurro in un secondo step della partita degli azzurri al galoppo, strigliati da Conte negli spogliatoi. Speranza in fumo, anche per l’intraprendenza giovanile dei comaschi e probabilmente per l’iniezione di fiducia di Fabregas, convinto dalla mediocrità del Napoli a tentare il ‘colpo grosso’ della vittoria contro la prima della classe. È da risparmiare il capitolo cambi di Conte che si ostina a non ammettere la responsabilità di aver puntato sullo spento Lukaku punta centrale, presunto goleador e lascia girare a lungo le lancette del cronometro prima di sostituirlo. Velleitaria, in generale, l’di idea raffazzonata di un’orgia finale delle sostituzioni. Dentro Okafor, ancora oggetto misterioso, Ngonge, con alle spalle molto poca confidenza con le idee di gioco dei titolari, eccetera. Ma poi, Conte è pentito del suo difensivista 3-5-2? Il doloroso patatrac avviene al 77esimo. In micidiale complicità, Raspadori e Lobotka si lasciano rapinare del pallone che finisce sui piedi buoni di Diao. Il suo diagonale non perdona. La sterile reazione degli azzurri alimenta la consapevolezza che questo Napoli non avrebbe posto rimedio al pasticcio commesso e infatti, il minuto 95 arriva con il 2 a 1 per i lombardi, che regalano il sorpasso in classifica ai cugini dell’Inter, tra sette giorni in trasferta al Maradona. Il Como di Fabregas ha sconfessato la teoria secondo cui al dislivello tecnico corrispondono i risultati sul campo. E riflettano De Lau-Manna sul fallimento del mercato di Gennaio delle operazioni zero di integrazione dell’organico a disposizione di Conte. A proposito. Che c’è di vero nella voce appena sussurrata sul divorzio del tecnico con il Napoli a fine campionato?