Crazy, pizza pazza

Crazy, pizza pazza

Di Luciano Scateni

La Bella Napoli, città delle eccellenze, pur tra mille difficoltà esogene, opera nel pianeta dell’editoria con elevata qualità. Lo dico per consapevolezza diretta, per consistente e continuativa frequentazione del progetto culturale, non solo di raffinata editoria, che ai napoletani e oltre i confini di Partenope, è noto con il logo ‘Intra Moenia’. Seleziono da un catalogo che include la monumentale Storia Fotografica di Napoli, la colta napoletanità di Claudio Pennino e soprattutto perle di cultura storico-gastronomica, il catalogo nel catalogo dei preziosi racconti di Lejla Mancusi Sorrentino su origini, aneddoti, usi, tradizioni e ricettari della cucina napoletana. Le 220 pagine del suo “La pizza, regina di Napoli”, esaudiscono ogni curiosità sulle origini, la paternità, l’evoluzione dell’epithya, antesignana greca della focaccia, progenitrice della pizza. Acqua, farina, lievito e olio, ingredienti semplici, uniti danno vita ad uno dei piatti più riconoscibili al mondo, tra i più iconici ed amati, vanto Partenopeo e italiano nel mondo, patrimonio dell’Umanità. La prima embrionale versione della pizza risale al ‘Neolitico’: storia di povertà e ricchezza, partita dalle pendici del Vesuvio, da quasi 200 anni ha conquistato l’intero pianeta.

Nessun dubbio sulla primogenitura della pizza elemento cardine della gastronomia napoletana dal lontano 600 e negarlo è inammissibile insolenza. Napoli per chi ne ha notizia senza averla mai vissuta è anche stereotipi: ‘O sole mio. mandolini, pizza. Dal centro storico della città, di recente dal lungomare, la ‘margherita’, nata in onore della regina di Savoia, ha compiuto più volte il giro del mondo, dei cinque continenti. Ora, con un battage pubblicitario tambureggiante, quanto supponente, Flavio Briatore entra a gamba tesa nel circuito partenopeo: follia. Non a caso titola il suo locale ‘Crazy (pazza) Pizza’ e per giustificare l’enormità del costo della sua proposta culinaria (17 euro + birra o vino) pronuncia l’ingiuria “La napoletana somiglia a una gomma da masticare”. Gino Sorbillo, uno dei maestri della pizza: “La sua è più sottile della nostra poiché i suoi pizzaioli usano lo schiacciapizza, strumento elettrico che schiaccia gli alveoli dell’impasto e lo rende sottile, croccante, tipo crackers. La napoletana è morbida e facilmente manipolabile. Briatore dice che non siamo stati capaci di tutelare la pizza, che lui è stato l’unico che l’ha esportata. Finge di non sapere che ho superato 30 punti di vendita, che ho aperto locali a Tokyo, Miami (8 a Milano) e ne aprirò a Roma, Pompei, negli Emirati Arabi. Noi abbiamo una storia e il costo di una nostra ‘margherita’ è da 5 a 6.50. Briatore la propone a 17 euro”.  Bene e una domanda per Sorbillo: “Quale bislacca idea ha partorito la varietà della sua pizza all’ananas e ora la prossima all’anguria? Il Crazy Pizza (già l’aggettivo inglese lo distanzia dalla napoletanità) si inaugura domani, ovvero il 17, giorno antiscaramantico!). Si presume che sarà frequentato dalla borghesia ricca e da petrolieri arabi con le tasche stracolme di dollari.  

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