Delusi? Di più. Lazio 3 Napoli 1
Di Luciano Scateni
Cosimo, il papà, Giacomino, il figlio, due dei napoletani emigrati dalla Terra che li ha generati, lasciano la curva ospiti incazzatissimi, per dirla senza censura: “Conte, impara ‘o napulitano, accussì può tradurre ‘ccà nisciuno è fesso, a chi vuò sfruculià’”? Ce l’hanno con la presa per i fondelli di mascherare la strafottenza per la Coppa Italia e la malcelata ambizione di puntare tutto sul terzo scudetto degli azzurri. Cos’altro è frullato nella testa del mister per partorire la sciagura di mandare allo sbaraglio undici panchinari disavvezzi a stare in campo privi dei tempi lunghi del necessario rodaggio per il gioco d’insieme contro la squadra vera mandata in campo da Baroni? E che dire delle sostituzioni? Lukaku per Simeone e non Raspadori, di nuovo attore disadattato, che finora quattro allenatori hanno destrutturato, incapaci di affidargli un ruolo in sintonia con l’evidente attitudine al ruolo di tramite difesa-attacco. C’è di peggio. Inventare Zerbin difensore di fascia alle prese con lo sgusciante Zaccagni merita la laurea con voto 110, lode e bacio accademico. Lodi anche per il disperato sos degli ultimi 5 minuti e l’ingresso in campo di Lobotka, eletto a emulo di San Gennaro dispensatore di miracoli. In generale: Napoli caos avanti tutta, acefalo, arraffazzonato, per tutti i primi 45 minuti di Lazio-Napoli. Immagine iconica la testa reclinata sul petto del dormiente De Lau, in debito di sonno. Senza il miracolo di Caprile, ammazza rigori, (parato con tuffo a destra per lucido intuito, unico errore del tutto fare laziale) il passivo del Napoli, oltre al triplete del formidabile olandese Noslin, altro che Lukaku, avrebbe lasciato l’Olimpico con il passivo meritatissimo di uno a quattro. Gettata al vento la sfida romana, nel preambolo degli ottavi di Coppa Italia come rimbrottare i napoletani che hanno cliccato per passare dal 106 di Italia 1 al 108 di Sky, al talent show d X Factor 2024 ospitato dall’entusiasmo della strepitosa piazza napoletana del Plebiscito? Sull’orlo dell’azzardo si fa largo l’idea surreale dell’impedimento per il Napoli di raggiungere per tempo Roma per un colossale ritardo del treno Napoli-Roma, mentre Salvini operava alacremente per strappare ai bisogni degli italiani altri miliardi investiti nell’assurdo Ponte sullo Stretto. Meglio perdere per 0 a 2 a tavolino che in campo con l’1 a 3, subito ad armi impari, risultato indegno contro la squadra del tutto troppo facile del bomber Noslin, mattatore in assenza di Buongiorno, del tutto facilissimo per Zaccagni, incontrastato assistman di Noslin, a sua volta lasciato in piena freedom di colpire per assenza di contrasto. Lodevole la grinta di Simeone che irrompe nell’area piccola della Lazio e con la punta del piede, in spaccata, precede la zampata a liberare di Patic, agguanta il temporaneo 1 a 1 e accende per un attimo la speranza di giocare alla pari contro la solida squadra di Baroni. È invece smarrimento degli azzurri, privi di idee, di passabile intesa tra gli undici vice dei titolari. Racconta l’esclusione passiva degli azzurri dalla corsa per la conquista della Coppa Italia, che non è la Rimet, ma neppure competizione da snobbare. Conte non è ancora in sintonia con i milioni dell’appassionato “Forza Napoli sempre”. Deve frequentare con assiduità la scuola serale di napoletanità, per evitare altri “ccà nisciuno è fesso”).