SOCIOLOGIA INTERNAZIONALE
Byung-Chul Han e gli effetti sociali del neoliberismo globale
di Mariarosaria Monti, sociologa.
Il coreano Byung-Chul Han ha una qualità rara per uno studioso moderno, una formazione multidisciplinare (nonostante sia comunque uno specialista quale filosofo) che rivela una curiosità inclusiva, generale, sorretta tecnicamente da un' articolata strumentazione conoscitiva.
Byung-Chul Han è passato infatti dagli studi di metallurgia fatti a Seul, alla filosofia studiata in Germania, dove si è trasferito negli anni Ottanta, e dove ha anche seguito corsi di letteratura tedesca e di teologia cristiana a Berlino, a Friburgo e a Monaco di Baviera. Dopo l’abilitazione all’insegnamento universitario, dal 2012 è poi diventato professore all’Universität der Künste di Berlino, dove attualmente insegna filosofia.
In un mondo di scambio globalizzato sembra che lo sguardo scientifico resti troppo spesso imprigionato nelle proprie profondità specialistiche. Così la capacità di sintesi e di comprensione complessiva si perde nella frantumazione cognitiva che insegue la produzione e riproduzione incessante di immagini, oggetti e narrazioni internazionali.
All’opposto, le analisi di Byung-Chul Han ne hanno fatto uno dei filosofi (e sociologi?) più seguiti a livello internazionale. I diversi oggetti dei suoi studi e dei suoi libri concorrono infatti ad affrescare una rappresentazione unitaria del mondo attuale, e a farne materia diffusamente comprensibile.
Quella qualità che, a detta di Ferrarotti, era venuta spesso a mancare ai sociologi che, invece, ancora negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, erano capaci di produrre saggi che diventavano best sellers, e, fuoriuscendo così dai ristretti ambiti accademici, finivano per fornire stimoli cognitivi a grandi pubblici.
Come nel caso, per esempio, di David Riesman con “La folla solitaria” uno studio sul cambiamento del carattere americano, oppure di C. Wright Mills con “La élite del potere”.
Fino ad oggi, parlando degli ultimi venti/venticinque anni, ci sembra che solo alcuni sociologi siano stati capaci di un’impresa così difficile, in particolare Manuel Castells, con la sua trilogia sulla nascita della società in rete all’inizio del nuovo secolo, e Zigmunt Bauman, con la sua prolifica e talvolta anche ripetitiva, produzione.
Byung-Chul Han si è occupato inizialmente di questioni strettamente filosofiche interne a quella disciplina, per poi passare, all’incirca dopo il 2010, alle riflessioni su alcuni gravi effetti sociali del neoliberismo globale.
Nel libro “L’espulsione dell’Altro” del 2017, ad esempio, tratta di una questione che tutti esperiamo continuamente, quotidianamente, come destinatari/osservatori, o come agenti attivi: l’egocentrismo diffuso, sociale come valore fondante di relazioni e comunicazioni.
Byung-Chul Han correla la scomparsa della figura dell’Altro all’incessante circolazione di informazioni e capitali nel mondo dominato dalla comunicazione digitale e dai rapporti neoliberistici di produzione.
La sparizione dell’altro era stato anche il focus della sua argomentazione in “Eros in agonia”, del 2013, nel quale il filosofo coreano, pur approvando le tesi sostenute da Zygmunt Bauman in “Amore liquido” ed Eva Illouz in “Perché l’amore fa male”, ritiene che le loro diagnosi pur condivisibili, non tengano però conto del fatto che “…ad essere in crisi nella società contemporanea è il rapporto con l’Altro, la sua progressiva erosione che si accompagna alla crescente trasformazione narcisistica del sé1”.
In Psicopolitica, del 2016, descrive la strategia psicologica della politica neoliberista, che con volto amichevole ci costringono a produrre continuamente beni immateriali, monetizzando e commercializzando i dati personali e le emozioni.
La libertà tende a capovolgersi in costrizione.
Avremo ancora da parlare di questo filosofo sociale o sociologo di macro analisi.
In Italia, i libri di Byung-Chul Han sono tutti pubblicati dalla casa editrice Nottetempo.
1 Byung-Chul Han, Eros in agonia, ed. Nottetempo, 2013-2019