Il Cilento e la cultura empatica
Di Pasquale Martucci
Nel Cilento, da qualche anno, si sta consolidando una corrente di pensiero: letterario, artistico e filosofico, che si rifà all’empatismo e cerca, attraverso un approccio interdisciplinare, di affermare una cultura da condividere mettendo in comune elementi estetici, etici e legati al vivere quotidiano, partendo dalla storia e dall’identità territoriale. Nella terra di Parmenide e Vico, della Scuola Medica Salernitana, irrompe un movimento che ha trovato nel suo fondatore, Menotti Lerro, la volontà di perseguire un pensare che coinvolga e costruisca un Artista Totale, mettendo insieme una serie di soggetti e istituzioni che credono nella cultura. Questa figura è una guida contro la frammentazione del sapere e la ricerca di una epistemologia meglio formulata, che seguendo il “modello eidetico husserliano” persegue la pluralità di linguaggi, mettendo insieme i vari ambiti esperienziali.
Questa corrente culturale nel territorio cilentano ha trovato la propria ragione di essere. A partire dal Monte Stella (Megalitismo, origini), si sono aggregati prima tre comuni: Vallo della Lucania (Sede del Centro delle Arti), Salento (Paese della Poesia) ed Omignano (Paese degli Aforismi). Poi quel Triangolo Culturale o Piramide sta coinvolgendo una serie di centri: Trentinara (Paese dell’Amore), Vatolla (Paese dell’Otium), Massicelle (Paese del Giocattolo Povero), San Mauro Cilento (Paese degli Incunaboli e delle Cinquecentine), Casal Velino (Paese dell’Approdo), Trentinara (Paese dell’Amore), Agropoli (Paese del Castello), Piano Vetrale (Paese dei Murales), Roccadaspide (Paese della Difesa).
Nel 2020, è stato proposto il “Nuovo Manifesto delle Arti” ponendo al centro la relazione empatica, partendo dal “Centro Contemporaneo delle Arti” (2019) che nel Cilento trova iniziative artistiche e culturali di grande interesse. Quel Centro fonda la Scuola Empatica, con il proposito di far emergere intenti educativi e formativi, connettendo cultura ed emozioni. (cfr.: Menotti Lerro, Antonello Pelliccia, Empatismo. Movimento letterario-artistico-filosofico e culturale sorto in Italia nel 2020, Riscontri, Terebinto Edizioni, Anno XLIV n. 2, maggio-agosto 2022, pp. 15-26. Sulla corrente dell’Empatismo, cfr.: Menotti Lerro e Antonello Pelliccia, “New Manifesto of Arts”, Zona editrice 2019; Menotti Lerro, a cura di, La Scuola Empatica, Ladolfi Editore, 2020)
Menotti Lerro ha coinvolto una serie di amici, con esperienze culturali differenti, ma con uno spirito comune: intendono trovare un interesse convergente per superare conoscenze limitate. È l’ambito relazionale e intersoggettivo che può determinare le finalità etiche e valoriali per una crescita personale, ma soprattutto comunitaria. Il pensare è fatto di tante visioni del mondo, che una sola persona non può mai realizzare compiutamente: solo nella relazione empatica si può mettere insieme forze parziali, frammentate e legate da una univoca visione. Per questo è necessaria una nuova interdisciplinarità artistica, una multidisciplinarità, per una “ricerca della definizione della propria collocazione nella società civile, in quella culturale e interdisciplinare”, così da innescare “reti di co-sviluppo” tra artisti e professionisti di molteplici ambiti. Sarà proprio il compito del “Centro Contemporaneo delle Arti” a tentare di scoprire dove si nasconde l’Artista Totale”.
La Scuola Empatica, definita “un processo di immedesimazione nell’altro da sé e nella condivisione dei saperi e delle storie di vita interiori”, colloca al centro l’alterità e il riconoscimento, il “noi”, attraverso significativi riscontri epistemologici: da Holderlin (questione del dialogo) ad Heidegger (l’uomo abita il linguaggio), seguendo l’approccio maieutico, interrogandosi continuamente, per cercare di entrare in profondità, “immedesimandosi nel sé-mondo”, per smarrirsi e ritrovarsi, sospendendo il giudizio (Husserl) senza affezionarsi a conoscenze precostituite. Interessante è il rapporto soggetto-mondo per costruire l’esperienza con l’altro. (cfr.: Luigi Leuzzi: La scuola empatica. Tra Empatia ed Empatismo, Riscontri, cit., pp. 27-45)
Tra le concettualizzazioni di Luigi Leuzzi, rilevo innanzitutto temporalità e creatività. Se quest’ultima è la stessa tendenza dell’Artista Totale, la temporalità necessariamente parte dal presente, che si interroga però sul tempo originario intersoggettivo, per affermare “l’alterità come prossimità”. Il supporto è dato dal soggetto che tuttavia si muove in “un registro magico misterico” che riconduce alla storia, al passato: qui il futuro si lega al passato in “un presente che diviene immanente”. È l’istante che dà avvio al quotidiano, alla narrazione, che diviene necessariamente storia. Nel passaggio dall’atemporalità alla storia sembra che tutto possa fermarsi, attraverso la sospensione del giudizio, oppure l’eterno presente (mi riferisco soprattutto a Mircea Eliade più che a Nietzsche). Ma qui Leuzzi, pur fermando l’attimo, propone di andare oltre, per comprendere ed accogliere, con l’indicazione di ancorarsi ai valori. Il nostro tempo, sostiene, “non ci apparterrà mai più, semmai si sincronizzerà con i moti dell’anima mundi”, per scoprire e costruire l’enigma che abita il nostro mistero, la meraviglia di ciò che è il creato e la stessa creazione artistica che consente sempre di meravigliarsi.
Dunque, è il soggetto che entra in rapporto empatico con l’altro, e nella relazione costruisce l’imprevedibile, ciò che non è possibile sapere apriori. L’empatia è comunque sempre dettata dalla prassi, che Leuzzi chiama il “circolo ermeneutico-empatico” in cui si realizza l’interazione dialogica. Allora si presenta il problema interpretativo, che si potrebbe associare al modello gadameriano, inteso come esperienza del mondo e nel mondo che modifica radicalmente chi la fa, ampliando la comprensione che egli ha di sé e della realtà che lo circonda. Leuzzi intende l’interpretazione, sempre soggettiva, che va però in qualche maniera resa meglio conosciuta e condivisibile: il testo va interpretato ed offerto come altro termine dialettico e interlocutorio (Ricoeur), per avvicinarsi alla conoscenza. Ad ogni modo, è nell’incontro e nella funzione della catarsi (l’esempio è il teatro) che si materializzano le più “recondite emozioni”.
Da qui in poi Leuzzi analizza le forme artistiche: Musica, Arti Visive e Danza, Pittura, Cinema, Architettura, per scoprire tutte le componenti emozionali e le forme espressive, che a ben riflettere sono proprio le tematiche che legano i paesi della Piramide Culturale del Cilento. Tutto deve avvenire nella mediazione empatica dei luoghi pubblici, quelle agorà e piazze che uniscono le comunità e permettono di co-costruire un mondo condiviso.
Infine, l’autore afferma l’empatia di derivazione psicoterapeutica, il suo ambito professionale, compiendo anche un interessante excursus storico sulla terra del Cilento, dalla Scuola Eleatica a quella Medica Salernitana. Parmenide è lo spunto per digredire sulla fallacia dell’opinione mutevole che va supportata dall’intuizione eidetica, perché altrimenti si avrebbe poco la percezione di una conoscenza che è piuttosto un’evanescenza senza contenuti ben saldi, esercitati essenzialmente dalla “sensorialità dell’esperienza”. La ricerca della verità è trovata attraverso la via della ragione che conduce al “pensiero dell’Essere”, come totalità delle cose. La tendenza verso la ragione parmenidea, ed al tempo stesso all’insieme delle conoscenze che si acquisiscono con lo studio e l’esperienza, è proprio il senso generale che tende all’azione dell’Artista Totale. Ed effettivamente, si potrebbe presentare l’idea di spaesamento, senza una incisiva azione progettuale continua e creativa, centrata sull’incontro con l’altro da sé.
In conclusione, gli spunti offerti da Leuzzi aggregano tante questioni epistemologiche, cercando di affidarsi a capisaldi fondanti, dal passato certo al futuro incerto, passando per un presente da ri-costruire continuamente. Il tutto realizzato attraverso dinamiche relazionali e empatiche che permettono al mondo di scommettere sulla cultura in chiave evolutiva.