Napoli, lato ‘A’, lato ‘B’
Di luciano Scateni
Riflessione: ma con l’intero globo terraqueo in subbuglio (per dirla come la destra): guerre, pandemie, povertà, drammatici mutamenti climatici, è compatibile raccontare ‘l’evento calcio’, che in fondo, ma molto in fondo è un gioco? Per Napoli lo è: la squadra del cuore, benché in estrema prevalenza multirazziale (giocatori di Portogallo, Camerun, Corea, Georgia, Nigeria, Romania, Uruguay, Polonia) è elemento dominante del cosiddetto ‘Rinascimento’ partenopeo, ragione extra ordinaria di abnorme flusso turistico, in crescendo anche, forse soprattutto grazie a una letteratura finalmente non denigrante. Ancor prima dell’ok che ha cucito lo scudetto sulle maglie azzurre, carovane di italiani e stranieri hanno partecipato alla pacifica invasione della città, ai percorsi della sua ‘grande bellezza’, naturale e storica, monumentale, artistica e non meno alla scoperta dell’euforia collettiva dei napoletani per il mito del ‘pibe de oro’, il culto di un idolo e non solo della tifoseria. Fior di intellettuali celebrano dall’epoca di Maradona in attivo la passione della Napoli popolare e radical chic per le imprese calcistiche del ‘ciuccio’. Ora, il fenomeno ha toccato livelli di frenesia collettiva, in coincidenza con il traguardo di prima della classe, di squadra clou nell’immaginario collettivo mondiale. La ritrosia a coniugare l’impresa sportiva all’orgoglio di capitale del Sud bella, accogliente, operosa, ha deviato l’attenzione dei napoletani e lasciata da parte la narrativa della festa permanente per lo scudetto, ha messo la sordina al volto problematico di Napoli, alle sue patologie di metropoli trascurata, di urbanità caotica, ma carica di creatività, intraprendenza, capace di compensare i suoi limiti con l’offerta del golfo più suggestivo del mondo. La festa, appunto. Il the end del campionato coinciderà con il tripudio della città, delle piazze, delle strade, dei vicoli dipinti d’azzurro, di festoni, bandiere, striscioni e sarà musica, fuochi d’artificio, spettacolo totale, da far dimenticare il tempo della Piedigrotta, perfino lo straripante entusiasmo per le imprese di Maradona. Il lato ‘B’ in questa domenica di maggio, che sembra di novembre, il Napoli prova a confermare contro l’agguerrita Inter di aver meritato lo scudetto senza se, senza ma, ma teme anche che sulla meraviglia di un percorso trionfale cali l’ombra dell’incertezza sul futuro. Spalletti ipotizza un esodo da vincitore, Giuntoli sembra attratto dalla sfida di far risorgere dalla polvere la Juventus, De Laurentiis non fa una piega, ma non è certo che riesca a replicare il ‘miracolo’ del successo senza rivali della stagione 2022/2023. Napoli in apnea, per il suo futuro di squadra leader.