Meglio tardi che mai? Proprio no
di Luciano Scateni
Si rincorrono nel dizionario della lingua italiana, le cento parole che finiscono in ‘ismo’. Tra le più pregne di significato, “comunismo, socialismo, fascismo e in questa degenerata stagione dell’umanità razzismo, sessismo, machismo. È di odierna attualità il buio su eventi tragici, mandanti ed esecutori, segreti di Stato, coperture omertose, che hanno impedito di certificare la verità sulle stragi di Ustica, Milano, Bologna. Il ‘caso’ De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della regione, Lazio guidata dalla destra, che ha negato la matrice fascista dell’attentato alla stazione del capoluogo emiliano, è solo un aspetto estremo della fitta nebbia di supposizioni, ipotesi, depistaggi, opacità, sconcertanti silenzi, riserve sul perché delle stragi, i loro mandanti ed esecutori. Non solo per abilità degli investigatori, da tempo si è affermata la convinzione che ad abbattere il Dc9 in volo su Ustica è stato un missile sparato da un caccia francese, con l’obiettivo di colpire il Mig libico su cui avrebbe volato il leader libico Gheddafi in fuga (tra l’altro, avvertito dall’amico Craxi, non era salito a bordo) e che l’attentato sia responsabilità di un fortuito incidente nel corso di un’esercitazione: la tesi dell’attacco errato al DC9 non è solo frutto di una deduzione di esperti militari o di indagini della magistratura. Il come, il perché, erano noti da tempo, hanno solido fondamento per la scoperta di tracciamenti di informazioni tenute nascoste, ma poi trapelate, dell’attentato ordinato dalla Francia in accordo con l’America, tenuto sotto silenzio dalla Nato, dettagliatamente informata di quanto accadde nel cielo di Ustica. Dopo 43 anni dalla strage, indotto da una seconda inchiesta della Procura di Roma e da nuove prove sulla responsabilità dell’Aeronautica francese, Giuliano Amato, protagonista politico delegato nel tempo a vigilare sulle cause del tragico evento costato ottantuno vittime, rivela oggi convinzioni per nulla recenti. L’ipotesi del cedimento strutturale o di una bomba esplosa nel Dc9, sostenuta anche dall’aeronautica italiana, non ha retto all’esito dell’indagine sui resti dell’aereo. Amato ricorda di aver reso pubblica la convinzione dell’attentato, contro il tentativo dei militari italiani di accreditare la tesi della bomba. Ed è anomala la decisione di affidare il recupero dell’aereo a un’impresa legata ai servizi segreti francesi. Dice Amato alla Repubblica: “Non giustifico ma comprendo (!!!) le spinte che allora portarono all’occultamento della verità, ma quarant’anni dopo è difficile da capire (???)”. Allora perché queste rivelazioni così incredibilmente postume? Perché solo ora gli squarci su inerzie, omertà, subordinazione alla Nato, silenzi su testimoni scomodi inspiegabilmente morti e suicidi sospetti, perché le accuse ai negazionisti dell’attentato che ancora oggi sostengono la tesi della bomba esplosa nel DC9? Perché?