Brambilla straparla, Borrelli lo zittisce
Di Luciano Scateni
Era il 1982 e la gente dei Campi Flegrei aveva accettato con rassegnazione di osservare le colonne del tempio di Serapide in parte sommerse, poi emerse e così di seguito per effetto del bradisismo, della terra periodicamente gonfia per la spinta in alto di magmi e poi retrocessa nella normalità. L’evento catastrofico dell’83 ha colto impreparati sismologi e istituzioni locali. L’esodo coatto dei puteolani è stato definito a ragione ‘deportazione di massa’ e ha generato, tra l’altro il frettoloso nascere di Monteruscello, esempio di ghettizzazione emergenziale. Passata la bufera, è intervenuto il fenomeno della ripopolazione di Pozzuoli, la corsa ad accaparrarsi case a basso costo di mercato perché esposte al pericolo di nuove spallate della terra in subbuglio. Il bradisismo si è parzialmente acquietato e i Campi Flegrei si sono riappropriati dell’idea di normalità. Nulla, o poco, ha contrastato l’illusione di convivere pacificamente con la terra ‘ballerina’, denunciata a suo tempo, con competenza scientifica, dalla direttrice dell’Osservatorio Vesuviano: “Giusta la preoccupazione per il Vesuvio in provvisorio letargo, ma deve far paura molto di più la possibile esplosività dell’area flegrea”. Quanto accade da molti giorni è all’origine del titolo “Campi Flegrei bomba magmatica” che si completa con l’odioso commento dell’imprenditore Brambilla (cognome diffuso al Nord): “Da settentrionale non ci andrei mai a vivere dove c’è una scossa ogni dieci minuti. Se accettano i rischi di una bomba magmatica è perché il loro modo di pensare, di ragionare, la loro antropologia culturale, li porta a dire siamo abituati a vivere con il terremoto”. Gli risponde Emilio Borrelli, di Alleanza Verdi-Sinistra: “Dire che i napoletani vivono nell’area dei Campi Flegrei in virtù della loro antropologia culturale è un pensiero che rappresenta la parte peggiore del nostro Paese, quella non solidale, retrograda, che promuove una cultura dell’odio ed è talmente ignorante da non conoscere la storia di una civiltà millenaria come la nostra. Brambilla, che ha definito stupidi gli abitanti dei Campi Flegrei la studi, eviti imbarazzanti ‘scivoloni’, rifletta: nell’arco di millenni sono di meno le vittime degli eventi straordinari, come le eruzioni vulcaniche o i terremoti, rispetto a quelle prodotte dall’inquinamento in alcune aree del Paese come la Pianura padana e non ci siamo mai sognati di additare gli abitanti di quei luoghi come antropologicamente inclini al rischio della vita, sciocchezza che denuncia sottocultura razzista e classista”.
A latere della denuncia di razzismo di Borrelli, c’è però una preoccupata perplessità sulla prolungata inerzia di chi nei quarant’anni trascorsi dal 1983, poco o nulla ha fatto per evitare che i Campi Flegrei siano un nuovo teatro di devastazione tellurica, per disporre del piano di evacuazione che superi le difficoltà di allontanarsi dal pericolo in un’area a viabilità problematica. Sono da prendere con cautela le rassicurazioni dei sismologi sulla prevedibilità di fenomeni catastrofici, in questo caso l’esplosione di un nuovo vulcano come il Monte Nuovo del 1538. Area Flegrea, certo, ma è solo l’epicentro di un possibile terremoto distruttivo. Le scosse del quarto grado avvertite a Napoli denunciano altro. Le conseguenze di fenomeni più devastanti non risparmierebbero la città che poggia sul sottosuolo magmatico da Pozzuoli all’area vesuviana. Il “Faremo” delle istituzioni, che tutelano la sicurezza e affrontano l’emergenza deve essere coniugato al presente.