En attendant los espanoles

En attendant los espanoles

Di Luciano Scateni

Dalla minaccia di querela alla serenata ai piedi del balcone dove si affaccia Partenope, musica afro-nigeriana, testo firmato da Calenda, agente di Victor Osimhen, il fenomeno che finora è vanamente inseguito da inviati del Qatar con in tasca un assegno in bianco dell’emiro, da riempire con qualunque cifra. Stupefacente la metamorfosi del giovanotto mascherato nato per fare gol. Richiamato in panchina (punizione per aver fallito un calcio di rigore?) non ha nascosto gesti di rabbia e ribellione si è imposto di non esultare per i suoi gol. Poi la reazione ai video postati sui social ritenuti offensivi, razzisti, ingiuriosi. Con lo sdegno del prode Victor ha solidarizzato il governo nigeriano, interprete l’autorevole ministro degli esteri, che ha minacciato di querela gli autori di video irridenti per l’errore dal dischetto degli undici metri e non solo per quello. La contestazione diventa ‘negligenza’, scarsa determinazione impegno e latente grinta sportiva in un paio di partite (clamoroso il disimpegno con la Lazio), addebitata dagli innocentisti a stress da trattativa infinita per il rinnovo del contratto, ipotesi alimentata da analogo atteggiamento dell’amico del cuore Kvaraskhelia, alle prese con il proprio futuro calcistico da napoletano o emigrante di lusso. La prova del nove ha svelato, pur se con i limiti del giudizio prematuro, quanto è determinante per il futuro dei campioni d’Italia la macchina da gol Osi-Kvara. Chiarissimo il responso del campo: rientrati (ma definitivamente?) i loro malumori, un Napoli non esaltante ha riempito il carniere con otto gol, bottino ben augurante cum judicio, considerato il livello tecnico di Udinese e Lecce.

Fiumi di parole precedono la sentenza del Maradona Stadio che si allieterà o si rammaricherà per il risultato del match più ‘tosto’ di Champions. I signori del calcio europeo hanno volato da Madrid a Napoli con l’abituale grinta dei cinque volte campioni d’Europa e una voglia matta di conquistare il sesto prestigioso trofeo. In più, sono allenati da un certo Carlo Ancelotti, emigrato da Napoli per vistoso dissenso con De Laurentiis e la rivolta dello spogliatoio contro la decisione non condivisa di meditare in ritiro sull’andamento non soddisfacente in campionato. In due parole: è sfida nella sfida e i 55 mila del ‘Maradona’ la vivranno con grande intensità emotiva.

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