Truffa, che fa rima con Fuffa

                                  Truffa, che fa rima con Fuffa

                                     Di Luciano Scateni

Appare sul cellulare questo accorato appello: “Ciao caro amico mio” (ma chi ti conosce?) “Sono qui” (qui dove?) per farti un’offerta di donazione. Vengo dall’Italia (questa frase è frutto evidentemente approssimativo di un traduttore via internet). In breve, dono la mia proprietà a un uomo onesto e bisognoso. Dicono (chi lo dice, il vicino di casa, un passante?) che un cancro alla gola mi condanna a morire e ho un ‘importo’ di 470mila (euro, dollari, yen? non si sa!) che vorrei donare a qualcuno onesto e affidabile. Segue la richiesta del numero WhatsApp e della mail. Non so che tipo di truffa abbia architettato il mittente, perché ho bloccato la ‘povera e generosa’ donatrice, come deve fare chiunque riceva un messaggio simile, ma è senza dubbio una truffa.  

LA PAROLA GHIGLIOTTINA evoca un crudele strumento di morte, ma ora è utilizzata per definire qualcosa di cui liberarsi definitivamente. Ne sa qualcosa Merlo (la Repubblica) …che dà spazio ogni giorno a nuove proposte di ghigliottinare parole e frasi ‘indecenti’. Ne suggeriamo qualche altra: “al netto di…”, o le specifiche dei mezzibusti Tv, “cambiamo pagina”, o peggio, al momento dei saluti, “Vi aspetto” e anche “Non mancate”. Una citazione speciale merita la parola ‘fuffa’, molto in auge da qualche tempo in qua. La ricerca via internet propone decine di interpretazioni: Sostantivo femminile, merce dozzinale, di scarsissimo o nessun valore, ciarpame, paccottiglia. (es. l’arte contemporanea è tutta fuffa), chiacchiera senza alcun fondamento o significato, discorso risaputo, luogo comune (es. i blog sono pieni di fuffa). Origini lombarde del termine: “tipica lanetta che si forma nei tessuti che si rimuove poiché antiestetica. Per cui: roba che non vale niente, argomentazione ingannevole, senza capo né coda, sciocchezze, discorsi oziosi. (es. “In cantina c’è soltanto fuffa”). Ancora: “Qualcosa che non corrisponde al vero, un inganno, un falso, una ‘sola’” Abbinamenti: “…il resto è fuffa”. Fuffa guru: “Falso guru o truffatore che fingendosi un esperto dà consigli”. Roubaud, matematico, poeta, scrittore di romanzi francese: “Non ci credo davvero a quelle cazzate, è tutta fuffa per far su la gente”. Altri: “Lui una persona competente? Ma è tutta fuffa!” Insomma c’è fuffa in incalzante progressione nel mondo della comunicazione e cos’è se non fuffa il ricorso al ridottissimo dizionario ‘bignami’ dei ragazzi, che si rivolgono a fidanzati/fidanzate con  la micidiale abbreviazione “amo” e  usano la ‘x’ per dire o scrivere perché; se giornalisti, politici e perfino scrittori, inciampano nell’uso dei verbi al condizionale, se per dire intervallo peschiamo nel linguaggio del basket “time out” e definiamo il retroscena “back ground”, le immagini rallentate “rallenty”; se scriviamo “qual è” con l’accento dopo la ‘elle’, se parliamo di dribbling per le serpentine vincenti di Kvaratskhelia  e della ricchezza della lingua italiana frequentiamo solo qualche centinaio di parole, se nella “Settimana enigmistica” ci confrontiamo solo con gli schemi facili, per solutori incolti.  

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