BILLING E PASSA LA PAURA: UNO A UNO CON L’INTER
Di Luciano Scateni
Dubbi e certezze, di tutto e di più nei sofferti 95 minuti delle eccellenze, non troppo eccellenti del calcio made in Italy, che di Italia ha sempre meno e fa rimpiangere il tempo del “grande, italianissimo Torino” di Mazzola e Gabetto. La mala sorte, non estranea al giudizio imparziale dei primi 45 minuti di un primo tempo colorato intensamente di azzurro ha raccontato l’esito surreale della sfida tra le due prime della classe di un campionato a modesto livello di spettacolarità e qualità complessiva. Un contrasto di gioco (Mc Tominay-Dumfries) ha convinto mister Doveri, con giusta ragione, a concedere un cosiddetto calcio piazzato ai nerazzurri, pallone collocato a distanza di trenta metri dalla porta del Napoli. La mezza magia balistica di Dimarco, il tiro finito non lontano dall’incrocio palo-traversa, era imparabile? Difficile dire sì, no, ma senza infierire ci sarebbe da chiedere al bravo Meret di ragionare con obiettività sullo stupito assistere al pallone che ha compiuto trenta metri in linea d’aria prima di gonfiare la rete. L’eccessivo spazio di questa riflessione ha una sua giustificazione. Senza quell’infortunio l’Inter dell’ipereccitato Inzaghi, che mister simpatia proprio non è, avrebbe infilato la via degli spogliatoi a testa china, per aver disonorato l’attributo di capofila della serie con la modestia tecnico-tattica di squadra da ‘sottocentro’ classifica. E il Napoli? Dominante, gagliardo e punito con il punteggio di 0 a 1 (gol di Marco al minuto 22) per l’ormai virale incapacità di trasformare in gol una grande mole di gioco che si concretizza solo in tanti calci d’angolo, maggior possesso palla e poche grandi occasioni fallite, come racconta lo scout del primo tempo. Alla patologica infertilità offensiva Conte finora non ha posto rimedio, anche per mancanza di antidoti. Non può far conto su un centravanti sfonda difese, non ha un terminator da distanze medio-grandi. Desta curiosità preoccupata il chiacchericcio sulla eventualità che a fine campionato dica ‘ciao Napoli’. L’Inter osservato alla prova del Maradona Stadio merita l’imputazione di squadra cinica. Per quanto ha mostrato nei 95 minuti, pur con un organico di tutto rispetto, si direbbe che abbia operato al ribasso, a difesa di un vantaggio favorito dalla dea della Fortuna (Dimarco se tira da 30 metri altre cinquanta volte non fa mai gol) che pentita per i meriti non riconosciuti al Napoli, ha sussurrato a Conte il tentativo quasi in zona Cesarini di spedire all’assalto del portiere Martinez il quasi due metri Billing. Egli, proiettato a tre minuti dal 90esimo in area di rigore dei nerazzurri ha costretto il portiere Martinez a una disperata respinta di un suo primo tiro con il piede mancino e niente ha potuto sul tap successivo (piede destro) del danese. E allora: in conseguenza della doccia glaciale, inaspettata, subita dall’Inter, forse Conte avrebbe potuto spingere gli azzurri a perfeziona l’impresa del pareggio. Al fischio del the end mancavano otto minuti (cinque di extra time) con i cambi operati il Napoli era squadra decisamente offensiva, perché non provare il colpo grosso? Pazienza, è andata così. Sospirone di sollievo per aver sventato la pirateria dell’Inter.