È QUASI KO, MA DALL’ANGOLO NON PARTE LA SPUGNA DELLA RESA

 È QUASI KO, MA DALL’ANGOLO NON PARTE LA SPUGNA DELLA RESA  

                                                           Di luciano Scateni

“Stretta la foglia (errore, in origine era ‘la soglia’, termine più appropriato), larga la via, dite la vostra che ho detto la mia”. Finiscono così molte fiabe e pur non essendo, almeno si spera, il finale della favola triste del calcio Napoli, notizie, opinioni, giudizi, premonizioni, chiacchiere, saturano lo spazio dell’informazione specialistica e non. Per i tifosi azzurri più viscerali, oggi nelle retrovie delle news sono confinati il genocidio in atto a Gaza, la furia bellica Kiev-Mosca, l’onda anomala delle destre che minano la democrazia mondiale, il mutamento climatico, che nei giorni scorsi ha convinto centinaia di napoletani a frequentare le spiagge di Posillipo in pieno febbraio. Oggi occhi e orecchie sono attratti dall’exploit del mitico De Lau. È vero, a Milano Pioli è oggetto di fischi e contumelie, è vero il simpatico Gattuso, globetrotter senza meta fissa è stato licenziato dal Siviglia, ma non è niente di simile confrontato con il terzo benservito del produttore cinematografico prestato allo sport, che in pochi mesi ha liquidato Spalletti, Garcia e Mazzarri. Non desterebbe scalpore neppure se di qui a poco, comunque a conclusione di un campionato da mandare in archivio senza rimpianti, mister Calzona, ingaggiato con un contratto a termine (sei mesi) arricchisse la lista di allenatori ‘mordi e fuggi’ di passaggio a Napoli.  

Lo squinternato don Abbondio, lo raccontano i Promessi Sposi, chiede sgomento “Carneade, chi è costui?” Risponde Wikipedia: “Un filosofo dell’Antica Grecia, poco conosciuto” e figuriamoci quanto a un ignorante come il prete manzoniano. Un rapido sondaggio rivela che fatta eccezione per il fanatismo di chi vive di solo calcio, la notorietà di Calzona è quasi simile al Carneade di don Abbondio, almeno per i non addetti ai lavori. Nel mezzo delle due categorie cerca visibilità con una raffica di commenti la casta degli esperti, autorevoli o dilettanti allo sbaraglio. Per lo più sono pareri di ‘amici del giaguaro’ che con quasi unanimi elogi per la nuova bizzarria presidenziale stoppano o quanto meno rinviano l’urgenza del ‘ribaltone’ richiesto dal caos per nulla calmo in cui naviga questo Napoli senza bussola. Privo di un alter ego a dimensione Giuntoli il De Lau ha operato acquisti e vendite all’insegna del profitto, a vanvera per caratteristiche tecniche e compatibilità con vuoti d’organico individuabili anche da un allenatore dei ‘pulcini’. E il galateo? Anche a una domestica infedele si concedono gli ‘otto giorni’ post licenziamento, come giudicare il licenziamento di Mazzarri mentre allenava, in zona Cesarini, per dirla con il gergo calcistico? La iattura del Bel Paese che nega l’istituto riparatore delle dimissioni (per il governo Meloni è tabù permanente) esclude purtroppo la variante delle auto dimissioni, suggerimento senza esito  per il De Lau che ha smontato il giocattolo e come tutti i bambini inabili a rimontarlo lo ha ridotto a un cumulo di pezzi da rottamare. Benvenuto mister Calzona, provi lei a rimontare la macchina vincente di formula 1 che sul muso e sui fianchi esibisce il tricolore. Auguri.  

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