È sempre e comunque Sud
di Luciano Scateni
Il ‘giro’ che conta include l’asse Milano-Roma, più Milano che Roma, ma pur catalizzando il cosiddetto mercato dell’arte italiano è imparagonabile al circuito mondiale New York-Parigi, Usa-Francia, che attribuisce il titolo di ‘opera d’arte’ alla ‘Banana attaccata al muro” con nastro adesivo dell’italiano Maurizio Cattelan, venduta all’Art Basel Miami beach per la modica cifra di 120mila dollari. Per stare con i piedi per terra, in Paesi attenti al valore culturale dell’arte, lo Stato assiste l’evoluzione dei suoi giovani talenti: offre loro locali a costo zero dove lavorare, finanzia le spese dei materiali, promuove mostre.
Per gli artisti napoletani, è un caso estremo, certo, la ‘fatica’ di dipingere, scolpire, realizzare installazioni. Salvo rare eccezioni è impresa quasi impossibile e ‘vendere’ arte è un miraggio, una speranza ‘dipinta’ di utopia. L’amara riflessione è conseguenza della notizia choc della morte improvvisa di Willy Santangelo, mecenate dello spazio espositivo WeSpace, di una magia molto napoletana, della splendida galleria ricavata dal vuoto nel tufo sottostante il suo raffinato negozio in via Vasto a Chiaia, traversa della centralissima via dei Mille. La Galleria era pronta a ospitare una mostra e alte due erano programmate per il prossimo ottobre, ogni cosa a spese di Willy, ma sono state cancellate per la scomparsa del mecenate, dell’operatore culturale che ha fatto dire a chi lo ha stimato “Ah, se a Napoli ci fossero cinquanta Willy”. A sollecitare questo breve, emozionato racconto è l’approdo nel mio @gmail.com di un comunicato che annuncia la mostra personale di Gianni D’anna, nel sofisticato spazio espositivo “FrameArsArtes di Paola Pozzi al corso Vittorio Emanuele 525: “Una ‘magia naturalis’, che fornisce identità formale al pensiero dei due nostri massimi esponenti del divenire del pensiero scientifico e della sua intima libertà espressiva”. La promozione di questo evento si confronta con le mille difficoltà degli artisti napoletani, che non siano famosi come Palladino, con la storica marginalità dai centri di potere dominati dalla casta di critici influenti a dimensione internazionale, dai galleristi associati che elevano a star i prescelti dal ‘mercato’. Di qui il rammarico per la fine dolorosa di WeSpace e il plauso per iniziative che ospitano artisti altrimenti ignorati, come il “FrameArsArtesa, Prosperity, di Santa Lucia, Linead’arte-Officina Creativa di Giovanna Donnarumma, la nuova Galleria di Francesca Di Transo, zona Chiaia (inaugurazione a dicembre), Il ‘Museo Minimo’ di Roberto Sanchez.