Esseri umani? Proprio no
Di Luciano Scateni
Forse è rabbia, forse induzione estemporanea a giustizialismo da sempre non condiviso, certamente esasperazione, reazione estrema al dolore delle Anna, Maria, Benedetta, Gabriella…vittime di brutalità bestiali, accoltellate, uccise dopo mesi, anni di violenze fisiche, di insulti, schiave di ominidi colpevoli più dei cavernicoli, distanti anni luce dalla civiltà, dalla cultura, dal rispetto per l’altro. Forse è sofferenza in crescendo, disgusto a distanza di giorni dallo choc per l’atroce omicidio di una giovane donna incinta e della creatura che si formava dentro di lei, per due vite stroncate senza pietà. E c’è questo ‘forse’ da cancellare: è un merito la consapevolezza di essere ‘altro’, positivamente diverso? È lecito il compiacimento per aver goduto di un percorso di vita ‘normale’, di una sana evoluzione nell’ambito familiare, se l’accesso agevolato alla cultura ha incluso la consapevolezza della parità onnicomprensiva uomo-donna, se uccidere è un’idea impossibile in assoluto? Questo angosciante interrogativo ha il pregio di accendere nella coscienza un sentimento di responsabilità a cui nessuno può sottrarsi. I sette miliardi di esseri umani che abitano il pianeta Terra rappresentano esemplarmente l’ingiustizia mondiale: ricchi e poveri, sani e malati, colti e incolti, felici e disperati, padroni e schiavi, violenti e pacifisti, generosi ed egoisti, guardie e ladri, corruttori e corrotti…A disegnare il futuro di ognuno di loro è brutalmente il ‘caso’. Nasci in casa ‘X’, dove si respira cultura, saggezza, buoni principi? Sei vaccinato contro il virus della ‘perdizione’. Ti partorisce una povera donna in uno dei Paesi del terzo, quarto mondo e finisci per tutta la vita ai margini della legalità, dell’etica, della tutela sociale. Forse è estremizzare, ma non completamente improprio assimilare il dramma della donna incinta uccisa da un ignobile assassino ai delitti di mafia. Quantomeno in tutti e due i casi la condanna dovrebbe essere equiparata, fatta eccezione per il 41 bis. In parallelo, carcere a lunghissimo termine per chi rapisce bambini. I numeri terrorizzanti di questa tragedia, riproposta dalla scomparsa a Firenze della piccola Katà: Nei primi sei mesi dell’anno, in Italia sono scomparsi 6.312 minori: lavoro nero, pedofilia, pedopornografia, prostituzione e traffico d’organi è il terribile destino per molti dei rapiti. In Italia scompare un bambino ogni ora.
E che dire dei genitori del ventenne che ha ucciso Manuel, il bambino di 5 anni, piombando sull’auto della madre con un suv fittato per 1.500 euro e lanciato a tutta velocità per una bravata omicida? Il commento delirante dei genitori: “È stata solo una bravata. Si risolverà tutto”.
Sconcerta, o meglio, dispiace essere definiti essere umani.