Il teatro sociale: una risorsa per la formazione professionale

sociologia generale

Metodi e tecniche della sociologia
Teatro sociale

Il teatro sociale: una risorsa per la formazione professionale

di Tiziana Tesauro

Cosa c'entra il teatro con la formazione professionale? In che modo le tecniche utilizzate nei percorsi di formazione teatrale possono essere calate in altri ambiti professionali e utilizzate per la formazione di chi svolge una professione che nulla ha a che fare con il teatro?
A queste domande risponde Trame, un metodo di formazione professionale per medici, infermieri e assistenti sociali, nato dall’incontro creativo di Tiziana Tesauro, sociologa e ricercatrice del CNR, e Francesco Campanile, attore e regista teatrale. Trame utilizza il potere trasformativo del teatro sociale e delle sue tecniche per sviluppare empowerment e rafforzare strategie di coping che consentono agli operatori socio-sanitari di fronteggiare il proprio carico di lavoro. In che modo?

Attivando innanzitutto un percorso laboratoriale/esperienziale che consente, a chi lo affronta, di prendersi cura di se stesso utilizzando le tecniche e le pratiche teatrali. In generale la pratica teatrale, nel suo aspetto terapeutico, propone un percorso attivo di riconoscimento e trasformazione delle emozioni attraverso il linguaggio creativo e scenico. Ciascuno nasconde dentro di sé nodi irrisolti che, nella vita quotidiana, si manifestano sotto forma di blocchi emotivi e che, se mai affrontati, possono finire per condizionare anche la vita professionale: Trame attivamente agisce su questi blocchi per sviluppare nuove consapevolezze e riflessività innescando un’esperienza che, utilizzando un linguaggio metaforico, può essere paragonata ad un’immersione. Durante un’immersione il corpo umano si muove in un ambiente liquido e l’acqua costituisce un sostegno cui l’organismo si appoggia, mentre impara a muoversi nell’ambiente subacqueo e a reagire alla pressione idrostatica che aumenta in maniera lineare alla profondità. Analogamente, durante un percorso Trame, i partecipanti si immergono nell’esperienza formativa e il corpo impara a muoversi in un particolare setting didattico affrontando lo sforzo psico-fisico e affettivo che la pratica teatrale richiede. A partire dal proprio corpo in azione i soggetti in formazione, come se fossero dei veri e propri attori in scena, sono introdotti in un campo di esperienza di formazione vissuta prima di tutto con il corpo, allenando la disponibilità mentale a lasciarsi attraversare dalla pratica teatrale.

A mano a mano che il lavoro sulle azioni fisiche si fa più spinto e coinvolgente il gruppo di lavoro attiva processi emozionali ed affettivi che “saturano” l’aria e generano una particolare atmosfera che alimenta l’azione performativa e lascia emergere parole e narrazioni. Messo al centro del percorso didattico il corpo in azione si scopre capace di portare a galla, e trasformare in azione, frammenti di memoria dimenticati, rimossi o censurati: frammenti di memoria che in modo non ordinato si intrecciano disegnando una nuova trama, personale e collettiva, composta da ricordi sparsi e frammenti autobiografici. Di qui appunto Trame, nome scelto non a caso per esplicitare l’intreccio dei nodi esistenziali che caratterizzano le biografie individuali e che vengono portati a galla nell’ambito del lavoro laboratoriale. Dall’immersione infatti nella pratica teatrale e nel processo formativo i partecipanti riemergono poi come soggettività capaci di raccontare di sé con l’ausilio della scrittura.

Nel percorso proposto, quindi, l’utilizzo delle tecniche normalmente utilizzate per la formazione degli attori come il training fisico, le tecniche di rilassamento, la consapevolezza del corpo, la consapevolezza della voce, la conoscenza di sé e dell’altro, la dinamica di gruppo, il lavoro sensoriale sono finalizzate all’emersione narrativa. In particolare Trame utilizza l’azione improvvisata, un’azione che insegna a mettersi in scena senza un copione, senza un testo di riferimento e un personaggio da interpretare, senza uno schema di azioni preventivamente stabilito, lasciando che l’azione emerga come effetto estemporaneo ed imprevisto. Le azioni improvvisate, particolarmente adatte ad allenare e rafforzare l’agire improvvisato e quindi a far emergere in modo istintivo e pre-riflessivo un sapere non pensato, funziona nel percorso alla stregua di un tappo di una bottiglia che salta: arrivano in superficie, attraverso l’azione improvvisata del corpo, ricordi dimenticati, traumi infantili, pezzi della storia personale rimossi o addirittura censurati e nascosti al pensiero consapevole.

Questo metodo sposa un approccio alla formazione che oltrepassa le pratiche tradizionali di insegnamento trasmissivo e si centra sui soggetti e sulla loro capacità di apprendere dall’esperienza professionale, e si rivela in grado di sviluppare nei partecipanti la riflessività. Inserendosi in un vuoto formativo e immaginando un “approccio orizzontale”, dove lo spazio e il tempo per l’ascolto di sé rappresentano il motore dell’intero processo, Trame mette al centro del percorso formativo gli operatori, nella consapevolezza che essi stessi dispongano di gradi di autonomia soggettiva e capacità di trovare soluzioni innovative nella pratica professionale che è infarcita non solo di un sapere tecnico, specifico, come il sapere istituzionale e scientifico, ma soprattutto di un sapere esperienziale legato a ciò che concretamente si fa quando si lavora. In altri termini il metodo guarda alla capacità di apprendere dall’esperienza professionale, offrendo un percorso di elaborazione e trasformazione attraverso le tecniche teatrali.
Il metodo e i risultati perseguiti sono stati documentati nel volume Trame Il teatro sociale e la formazione professionale, edito da Franco Angeli, volume corredato dalle belle foto di Gianluca Tesauro che ha saputo catturare gli attimi unici di Trame.

Il libro non solo presenta il metodo, documentando i percorsi già realizzati con gli infermieri dell’Azienda Ospedaliera di Salerno e con gli assistenti sociali del Comune di Napoli, ma prende per mano il lettore e lo accompagna dentro il laboratorio, nel vivo dell’esperienza, mostrando come Trame abbia sviluppato alti gradi di empowerment in chi l’ha sperimentato, rafforzando notevoli strategie di coping. Così ne scrive un’assistente sociale: “Mi trovo cambiata. Ho acquisito più sicurezza, mi sento meno bloccata, ho scoperto di poter fare cose che prima pensavo di non poter fare. Mi pongo in maniera diversa con gli utenti e cerco di utilizzare le tecniche acquisite durante gli esercizi”.
Il libro mostra i risultati perseguiti evidenziando come, attraverso un vasto repertorio di esercizi teatrali, gli operatori socio-sanitari abbiano sviluppato la capacità crescente di affrontare con successo le varie situazioni lavorative. Dagli scritti raccolti al termine del percorso risulta chiaro come i partecipanti abbiano iniziato a riflettere sulla loro pratica professionale a partire dall’esperienza formativa, trovando una stretta corrispondenza tra pratica formativa e pratica professionale.
Visti i risultati conseguiti oggi Trame è un metodo formativo replicabile in diversi contesti e con molteplici gruppi di lavoro.

Per un ulteriore approfondimento si rinvia a Theatre and professional training: The Trame method in The British Journal of Social Work,
https://academic.oup.com/bjsw/advance-article-abstract/doi/10.1093/bjsw/bcac099/6601403

N.R.: Tiziana Tesauro lavora presso IRPPS-CNR Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali – Consiglio Nazionale delle Ricerche

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