L’8 MARZO E LE ORIGINI STORICHE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

L’8 MARZO E LE ORIGINI STORICHE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

Di Alessandra Pinto, avvocata del Foro di Napoli, mediatrice familiare, specializzata in diritto di famiglia, diritto tributario e societario.

L’8 marzo cade ufficialmente la «Giornata internazionale della donna» per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne attraverso anni di rivendicazioni di genere e lotta contro le discriminazioni sessuali.

Per la prima volta si discusse sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne durante il VII Congresso della II Internazionale socialista che si svolse a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907.

Il 3 maggio 1908 nella conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago e che fu presieduta da Corinne Brown si discusse dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.

Quella conferenza, a cui tutte le donne erano state invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna.

L’iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell’anno il Partito socialista americano chiese a tutte le sezioni locali di dedicare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto delle donne.

Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata per rivendicare i diritti delle donne fu celebrata il 28 febbraio 1909.

Le delegate socialiste americane, sulla scorta della positiva esperienza, decisero di proporre alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Casa del popolo di Copenaghen il 26 e il 27 agosto 1910, due giorni prima dell’apertura dell’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, di istituire una comune giornata dedicata alla celebrazione delle rivendicazioni dei diritti delle donne.

Non fu trovato un accordo: negli Stati Uniti la manifestazione continuò a tenersi l’ultima domenica di febbraio mentre in alcuni paesi europei (Germania, Austria, Svizzera e Danimarca) si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste e in Francia il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi.

La manifestazione non fu ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi.

In Russia la manifestazione vi fu per la prima volta a San Pietroburgo solo il 3 marzo 1913, su iniziativa del Partito bolscevico.

In Germania la manifestazione fu ripetuta l’8 marzo 1914, giorno d’inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, mentre in Francia fu organizzata dal Partito socialista a Parigi il 9 marzo 1914.

La Prima guerra mondiale interruppe i lavori, finché a San Pietroburgo l’8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) furono le donne della capitale a guidare una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra, così che l’8 marzo 1917 (secondo il calendario gregoriano) è rimasto nella storia a indicare l’inizio della «Rivoluzione russa di febbraio».

Il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò per la «Giornata internazionale dell’operaia» una data che potesse essere comune a tutti i Paesi: l’8 marzo.

In Italia le manifestazioni per la «Giornata internazionale della donna» si tennero soltanto il 12 marzo 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, in quanto prima domenica successiva all’8 marzo.

La connotazione fortemente politica della «Giornata internazionale della donna» e le vicende della Seconda guerra mondiale hanno contribuito alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione; ed è così che cominciarono a circolare diverse versioni.

La narrazione che maggiormente si ricorda lega l’8 marzo alla morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, confondendo probabilmente i fatti con una tragedia realmente verificatasi il 25 marzo 1911, ossia l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 persone, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa.

Nel settembre del 1944 a Roma fu creata l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro, che prese l’iniziativa di celebrare l’8 marzo 1945 la prima «Giornata internazionale della donna» nelle zone dell’Italia libera.

Con la fine della guerra l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo: la mimosa.

La scelta del fiore che ha un preciso significato simbolico perché a differenza di altri cresce spontaneamente proprio agli inizi di marzo ed è alla portata di tutti, si deve all’iniziativa di tre donne: Teresa Noce partigiana e politica italiana, nominata alla Consulta farà parte della commissione dei 75, incaricata di stendere il testo della carta costituzionale, poi eletta in Parlamento nel 1948 presentò la proposta di legge per la “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri” e nel 1950, insieme con Maria Federici, la legge che prevedeva eguale salario per eguale lavoro per donne e uomini; Rita Montagnana, politica italiana, esponente e parlamentare del PCI, eletta all’Assemblea costituente; Teresa Mattei, partigiana, politica e pedagogista italiana, eletta nelle liste del PCI alla Costituente, a soli venticinque anni d’età, è la più giovane tra tutti i costituenti e l’articolo 3 della Costituzione, sul tema fondamentale dell’uguaglianza, porta anche la sua firma.

Nei primi anni Cinquanta distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere «Noi donne», il mensile dell’Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».

L’8 marzo 1972 nel corso della manifestazione che si tenne a Roma in piazza Campo de’ Fiori fu schierato intorno alla piazza un folto reparto di polizia che caricò, manganellò e disperse le poche decine di manifestanti poiché inalberavano cartelli con scritte ritenute «scandalose», «Legalizzazione dell’aborto», «Liberazione omosessuale».

Il 1975 fu designato come «Anno Internazionale delle Donne» dalle Nazioni Unite e l’8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la «Giornata internazionale della donna».

A partire da quell’anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell’8 marzo la giornata dedicata alla celebrazione delle rivendicazioni dei diritti della donna.

Nel dicembre 1977 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell’anno in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato.

Alessandra Pinto, avvocata del Foro di Napoli, mediatrice familiare, specializzata in diritto di famiglia, diritto tributario e societario.

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