La faccia del non comando
di Rita Simeoni*
Una donna al comando del governo italiano. Un segno di modernità, di uguaglianza e di speranza. Si aspettava questo insediamento ormai dato per certo. Al di là del pensiero politico soggettivo e delle riflessioni sulla scelta del popolo italiano, un Premier donna, ha sicuramente un significato connotativo profondo nella sensibilità collettiva. La percezione della donna al comando mette in discussione l’assetto politico e sociologico della nostra democrazia. L’Italia rappresenta non solo una società fondata sulla famiglia, più o meno tradizionale, ma anche una società dove il matriarcato e la figura femminile forte, ha sempre contraddistinto non solo la storia, ma le più ampie scenografie. La classe operaia, l’agricoltura, la fabbrica, e poi il cinema e la cultura in genere. Le svariate figure di riferimento, da Maria Montessori a Sophia Loren, sono il costrutto sociale del nostro paese.
Il volto delle donne ha sempre reso più comprensibile il corso degli eventi e, soprattutto, l’immedesimazione, da Rita Levi Montalcini a Maria De Filippi il passo è breve.
Il rigore istituzionale rende plastico l’aspetto di una donna che tutti adesso identificano come capo del governo. La nostra società ha bisogno, comunque, dell’antinomia, del conflitto e dell’opposto.
Elly Schlein, il nuovo volto di uno dei partiti di opposizione al governo vigente, entra in gioco, non casualmente o per provvidenza, in questa nuova fase del nostro paese. Noi italiani, così bravi a identificare e antropomorfizzare tutto ciò che incarna la vita pubblica, la politica, come un pantheon dove pregare, dove la faccia è la percezione stessa del valore a cui ci si riferisce, trova in questo momento preciso una dicotomia quasi ontologica, in una faccia normale, acqua e sapone, senza pretese, intelligente e sveglia, rispetto alla faccia istituzionale del rigore, dell’esperienza, della tattica dell’induzione. L’under dog, come coadiuvante a una ferma e statica pratica della coerenza del percorso annunciato, dello sguardo fisso che intimorisce, dal tono di voce grave e quasi impassibile, il ghigno spacciato per sorriso di chi vuole lanciare un messaggio chiaro: “Si fa come dico io”, cerca il suo alter ego, la sua assoluzione, in una faccia come tante, rassicurante, solidale e dalle vedute non solo più aperte, ma alternative. La scappatoia a un programma già sentito, anche se più conforme alla regola della normalità, dove il termine suona più come norma che omologazione. La poca importanza data alla fisicità in quanto potere, “Che volevate per due euro, Belen?”
Il bisogno di essere normali, non in quanto norma, ma senza le aspettative che in un mondo che cammina sul like e sul social fatto di stereotipi, vuole un attimo rilassarsi, e pensare che, forse, non è tutto bianco o nero, ma esiste anche la sfumatura e il colore ibrido. Un mondo già troppo competitivo, dove c’è poco spazio per pensare di rallentare e magari cambiare idea, adattarsi alla velocità con cui si vive senza fermarsi neanche per riposare un attimo. Una faccia tranquilla, non sempre incazzata e pronta ad attaccare pur di difendersi. Nelle due facce forse ci sarà una via di mezzo, si potrebbe provare a mediare, ma sempre di più si fa largo un desiderio di confronto e non di affronto. La faccia di chi non deve dimostrare per forza qualcosa, ma provare a esprimersi per trovare un interlocutore attento e anche se in disaccordo, trovare comunque un terreno di scambio costruttivo. Innocenti e colpevoli, buoni e cattivi, belli e brutti, forse questo talk show è diventato obsoleto e stanco di sé stesso. Se si può sorridere e non ridere degli altri per paura di avere torto, allora si può pensare che una faccia, non perfetta, non in sintonia con i canoni estetici della mediocrità, dalle idee diverse, rivoluzionarie, conformi e non, dalla difesa del sé e dell’altro senza per forza autodenunciarsi come opposto e antitetico, ma solo come possibile o come alternativa. Si può con-vivere senza offendersi e sentirsi una cosa a parte. Una faccia e un’altra, come la natura vuole, diverse, ma nella stessa sfera sospesa da milioni di anni.
A sinistra: il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni; a destra, il Segretario del Partito Democratico, Elly Schlein.
Rita Simeoni*
Insegna arabo e inglese, ha scritto e pubblicato tre romanzi, incentrati sulle tematiche femminili e sul sociale a tutto tondo. Esperta del mondo arabo islamico, tiene a cuore tutti gli argomenti che possono essere di aiuto al mondo femminile in genere.