Intervista al prof. Massimo Fagnano, Docente di Agronomia ed Ecologia Agraria.
Servizio della Redazione. Riprese di Mimmo Condurro.
La sostenibilità ambientale è un obiettivo di equilibrio realizzabile tra il consumo di risorse e la loro rigenerazione, e tra la produzione di inquinanti e la loro naturale eliminazione, il che corrisponde ad uno sforzo straordinario e sinergico per la modificazione di tecnologie e modelli produttivi, oltre che sociale e politico-culturale.
Ovviamente, quell'equilibrio non può essere solo perseguito come future modalità produttive, ma deve poter essere applicato, dove possibile, per riavere risorse ambientali attualmente recuperabili, o solo parzialmente perdute, ovvero a rischio di essere perdute per sempre. Il recupero di territori inquinati, può già rappresentare un momento di sviluppo economico, come ci spiega il professore Fagnano, nell'intervista che segue.
Lei è docente di agronomia e di ecologia agraria all’Università di Napoli Federico II, ma si è occupato nella Regione Campania di diverse problematiche per l’individuazione dei terreni coltivabili.
Si, dal 2013 in poi sono stato nominato dal governo nel gruppo di lavoro interministeriale per fare la mappatura dell’idoneità dei suoli ad suo agricolo. Abbiamo fatto decine di migliaia di analisi e abbiamo potuto smontare con dati scientifici attendibili, incontrovertibili, la leggenda o la disinformazione della campagna mediatica sulla terra dei fuochi.
Decina di migliaia di analisi?
12, 13 mila analisi. Abbiamo analizzato praticamente quasi tutti i suoli potenzialmente contaminati della terra dei fuochi. Su 50 mila ettari alla fine ne abbiamo trovati 30 di suoli prevalentemente abbandonati.
Ora stiamo lavorando su un campo di tiro al piattello che era contaminato ma niente a che vedere con quello che ci è stato raccontato dai media.
Quindi c’è stata una grossa enfasi sul tema..
Una campagna di disinformazione, come tante, per motivi disparati.
L’abbiamo contattata perché ci ha colpito molto quello strumento che lei ha utilizzato per risanare un terreno inquinato.
Devo ringraziare la Comunità Europea che ci ha messo i soldi, il governo italiano no, per essere chiari.
La Comunità Europea ci ha finanziato il progetto, un mio progetto, abbiamo presentato i progetti su bandi competitivi e abbiamo vinto.
Abbiamo inziato a lavorare nel 2011/2012 prima che scoppiasse la campagna mediatica sulla terra dei fuochi.
Sinteticamente la prima cosa è conoscere il problema quindi fare una caratterizzazione ambientale di dettaglio a scala di metri per fare quella che noi chiamiamo “bonifica di precisione”.
Non è possibile che si faccia un buco di 10 cm di diametro ogni 10 mila mq e i risultati analitici di quel buco siano rappresentativi dell’intera area. Invece noi facciamo con una serie di misure geofisiche insieme ai pedologi del mio dipartimento, Fabio Terribile e Simona Viggiani.
Con metodi geofisici facciamo una mappatura a scala di metro per metro, con tecniche che sono disponibili e usate in tutta europa tranne che in Italia, (siamo un po’ indietro da questo punto di vista ma sono tecnologie ormai consolidate) in maniera tale da avere delle indagini preliminari che fanno una mappatura di dettaglio dei campi.
Dopo vado a fare i campionamenti sulle aree critiche, un campionamento “ragionato” dove ho dei segnali di pericolo, non a caso.
Quindi la prima cosa è avere una conoscenza del problema. La seconda cosa importante che noi facciamo, come dice la legge che è italiana ma funziona così in tutto il mondo, è il “risk assessment” cioè una valutazione del rischio. La legge italiana ci dice che se non fai prima un’analisi di rischio non puoi dire se un sito è contaminato o no. Quindi devi fare un’analisi di rischio sito specifico e in funzione di qual è l’uso del sito perché un discorso è se ho un campo di calcio, un altro discorso è se ho dei giardini di un’area commerciale, un altro discorso è un campo agricolo.
Cambia la tipologia del rischio?
Esatto, l’esposizione al rischio degli esseri umani. Se sono bambini o operai, quante ore al giorno frequentano quel sito, se mangiano i prodotti di quel sito. Io sono agronomo quindi a me interessa se un contaminante entra nella catena alimentare. E qua c’è il terzo elemento scientifico.
Noi non andiamo a valutare il contenuto totale di piombo, a noi interessa il contenuto “biodisponibile” di piombo.
Esistono dei metodi analitici utilizzati in Germania, Austria, Slovacchia dove si fanno delle analisi con una metodologia che ti fa capire di quel piombo quale frazione è solubile, disponibile per le piante e potrebbe essere assorbita nelle radici perchè non tutto lo è. Faccio l’esempio del cromo che è più facile, noi stiamo lavorando su un sito sequestrato dalla magistratura ad un camorrista a Giugliano, che usava questo sito per sversarci fanghi di conceria proveniente dalla Toscana quindi è esistito il fenomeno delle ecomafie di cui tanto si parla. Il cromo viene completamente immobilizzato dal terreno e le piante non lo assorbono perché è grosso, ha 3 cariche positive e le piante i cationi trivalenti non li vogliono, quindi rimangono nel terreno e non rappresentano un rischio né per la salute né per l’ecosistema.
Perché non raggiungono l’uomo?
Non raggiungono l’uomo, non raggiungono le acque, non raggiungono gli esseri viventi. Rimane lì quasi inerte grazie al fatto che abbiamo un suolo fenomenale che ha quella che si dice “capacità di scambio cationico”. Un suolo ricco di sostanza organica, di argilla ecc che è in grado di trattenerlo.
C’entra il fatto che sia vulcanico?
Ovvio, noi qua abbiamo un miracolo della natura che sta proprio nella piana campana che è il suolo più fertile possibile e immaginabile. Un suolo che ha dei livelli di produttività agricola incomparabili, è il suolo più fertile del pianeta. Abbiamo questi vulcani, Roccamonfina, Campi flegrei e Vesuvio, che si sono comportati in maniera differente e hanno arricchito i nostri terreni di sali minerali incredibili, per questo i prodotti agricoli della Campania sono così buoni e venduti in tutto il mondo checchè ne dicano i fautori della terra dei fuochi. Poi abbiamo un appennino calcareo che con l’erosione e il trasporto delle particelle arricchisce il terreno di calcare quindi abbiamo tutto quello di cui le piante hanno bisogno ecco perché qua le piante crescono una meraviglia senza nemmeno bisogno di concimarle. E nel contempo questo tipo di terreno è in grado di trattenere il cromo. Naturalmente se quel criminale avesse sversato i fanghi di conceria su un sabbione questi materiali sarebbero andati nelle falde e allora avrebbe creato un disastro ambientale. Quindi è “Padre Vesuvio” che ci ha protetti però è un caso che quello che è stato un crimine per il quale lui sta pagando, un reato tremendo, non rappresenta però un rischio per la salute. Diverso invece è il caso in cui ci troviamo in aree industriali dove ci sono dei contaminanti molto più pericolosi, il piombo ma il cadmio che è più disgraziato perché è piccolo, ha solo 2 cariche positive e somiglia al calcio quindi le piante lo scambiano per calcio, si chiama mimesi chimica e anche il corpo umano lo scambia per calcio e lo fissa nelle ossa. Quindi c’è questa malattia che si chiama itai-itai perché è il dolore di queste fratture che si creano, famoso in sud est asiatico, perché là per motivi geologici ci sono terreni e acque ricchi di cadmio, che determinano la fragilità delle ossa e fratture continue. Essendo piccolo le piante lo assorbono e lo mettono nelle foglie e nei frutti e mangiandolo entra nella catena alimentare.
Ma le analisi che avete fatto possono anche individuare il cadmio e quindi stabilire che in quel territorio non conviene produrre alimenti per l’uomo?
Assolutamente. Noi abbiamo trovato 3 mila mq cioè 0,3 ettari dove c’è del cadmio in eccesso e ci stiamo coltivando pioppi e senape indiana, brassica juncea, che è una pianta che nel mondo è molto usata perchè è iper-accumulatrice.
Sono piante che hanno sviluppato dei meccanismi interni di detossificazione e protezione delle proprie cellule. Sono poche. Quindi stiamo togliendo dal terreno con queste piante il cadmio.
Quindi entra nelle piante?
Si, in una simulazione in 8 anni dovrebbe finire il cadmio biodisponibile.
Cioè sarà assorbito completamente dalle piante?
Esatto.
E queste piante poi che destino avranno?
Al momento andranno in discarica come rifiuti speciali, insieme alle batterie dei nostri telefonini che anche sono ricche di metalli pesanti.
Naturalmente c’è chi fa ricerca, noi facciamo ricerca e lavoriamo con l’istituto combustione del CNR che ha messo a punto una tecnologia che si chiama “pirolisi lenta” a basse temperature con un lento aumento di temperatura, questo cadmio viene bloccato nel carbone, char, che si forma dopo l’arrivo della pirolisi e viene completamente inertizzato dopodichè questo carbone può essere utilizzato come filtro perché è quasi un carbone attivo oppure portato in discarica ma rispetto alle migliaia di metri cubi e di tonnellate di terreno contaminato alla fine ti troverai mille contro 5 tonnellate di char contaminato da smaltire in discarica.
Il fitorisanamento non è una bacchetta magica che fa scomparire il problema, lo riduce in termini di volume e in termini di pericolosità.
Questa riduzione come avviene?
Allora 3 mila metri quadri per un metro sono 3 mila metri cubici che sono circa 4 mila tonnellate di terreno contaminato. Da queste 4 mila tonnellate ci facciamo circa 100 tonnellate di legno, da queste 100 tonnellate di legno ci facciamo circa 10 tonnellate di char. Quindi da 4 mila tonnellate di terreno contaminato da smaltire in discarica abbiamo 10 tonnellate di char. 4 mila contro 10. Oltretutto il cadmio immobilizzato in questa molecola carboniosa che si chiama char, carbone, è inerte quindi è meno pericoloso, non si scioglie, non va nell’ambiente.
Potrebbe anche essere usato come materiale da costruzione?
Non saprei, esula dalle mie competenze. Però mi dicono i miei amici del CNR che sono ingegneri che un’idea furba potrebbe essere quella di usarla come filtro per depurare le acque contaminate perché è quasi un carbone attivo quello che si forma.
Quindi deve essere pieno di superfici interne?
Si, hanno una superficie specifica enorme. Quindi potrebbe essere usato come filtro. Dopodichè gli allunghi la vita, questo è il succo dell’economia circolare, non produrre più rifiuti ma allungargli la vita fino alla fine. Come hanno fatto alla Ecobat di Marcianise. Questa non è un’idea mia ma dell’ingegnere Visone.
Mi chiamava una domenica mattina alle 9 con l’idea di prendere quel legno pieno di piombo e usarlo nella fonderia dove fondono le batterie esauste per produrre lingotti di piombo, è un’azienda che fa economia circolare e ricicla i rifiuti. Sciogliendo le batterie sono quindi attrezzati con i filtri per il piombo e oltretutto noi risparmiamo col coke di petrolio che pure è un combustibile industriale pesante e costoso.
Quindi il legno che produce quest’impianto di pioppo, che serve a mettere in sicurezza un terreno contaminato da piombo di un’industria che ricicla le batterie, loro lo riusano nel ciclo industriale per fondere le batterie contaminate da piombo, non va nemmeno in discarica, diventa una materia prima seconda, viene reinserita nel ciclo e non si producono più rifiuti. Questo è un miracolo.
Ma se per esempio in un terreno contaminato noi piantiamo un bosco di pioppi dopo quando sono cresciuti questi pioppi ci si può passeggiare?
Ovviamente, e ci si cammina durante. Visto che dobbiamo avere l’autorizzazione del magistrato per portare le persone in un sito sequestrato, noi le dobbiamo registrare. Abbiamo registrato più di diecimila persone che sono venute a visitarci. Anche l’Università di Francoforte, studenti di scuole e delle università della Campania. L’educazione ambientale per noi è una missione perché i giovani sono molto più puliti della nostra generazione che ovviamente ha fallito. Loro invece hanno una prospettiva futura e noi gliela vogliamo dare anche in termini di speranza di miglioramento per questo investiamo molto sui giovani, dalle scuole medie fino al ricercatore universitario. Questo è il nostro target, tutti quelli che vogliono studiare sono venuti a visitarci.
E il riscontro internazionale della scienza c’è stato?
Certamente, il progetto Ecoremed di cui parliamo è stato premiato dalla Comunità Europea come uno dei 9 migliori progetti Life.
E’ un premio che viene dato a fine progetto?
Si, quando ci sono i risultati.
Lo Stato Italiano e la Regione Campania non ci pensano proprio ma la Comunità Europea ha ritenuto opportuno premiarci. Per questo le dicevo prima scherzando che mi sento cittadino europeo non certo cittadino italiano.