L’oltraggioso ‘FATTO’ (QUTIDIANO)
di Luciano Scateni
Com’era difficile dialogare con gli israeliani che privi di libertà di pensiero fondevano con errore patriottico, nazionalista, il sacrosanto diritto a ricompattarsi nella ‘Terra Promessa’ e le ambizioni espansioniste, in danno della comunità palestinese. Ha prodotto interessanti conseguenze il delirio di onnipotenza del tiranno che in un Paese normale sconterebbe la condanna per gravi reati, al secolo il fascistoide Netanyahu. Il mandante di atroci violenze inflitte ai palestinesi, ‘prigionieri’ nella sempre più piccola striscia di Gaza, incriminato per corruzione e non solo, non è stato finora processato per crimini contro l’umanità. Nel pieno di un selfie politico ha provato ad assegnare al Parlamento (Knesset) il potere di annullare le decisioni della Corte suprema, di sottomettere la giustizia al controllo legislativo, cioè al governo, cioè a sé stesso. La perversione del diktat ha finalmente aperto gli occhi degli israeliani e li ha portati in centinaia di migliaia a e Netanyahu anche nella anche nella piazza dove ha sede il Parlamento. Sciopero nazionale dei sindacati. Banche, ristoranti, uffici, scuole, aeroporto, tutto chiuso. Il despota ha provato a resistere, ha contrastato la protesta (in prima linea i giovani) ma contro milioni oppositori ha gettato la spugna. Riforma out? Non è detto, il premier l’ha solo ‘congelata’ e per sventare nuovi assalti alla democrazia. Il presidente della Repubblica Herzog: “Per il bene del popolo di Israele faccio appello per interrompere immediatamente il processo legislativo. Gli israeliani non possono abbassare la guardia, la destra ci proverà di nuovo, per evitare che il dittatore eviti il carcere. Ed è questo a sorprendere: il Paese è spaccato a metà e la parte di sovranisti si identifica nell’arroganza dispotica del premier che propone leggi salva galera pro domo sua. Ma l’altra metà apre nuovi orizzonti al dialogo con chi non distingue ebraismo e governo israeliano. Solidarietà per l’olocausto e opposizione a comportamenti antidemocratici.
Qualunque elucubrazione abbia ispirato l’oscena vignetta che ritrae la bravissima Francesca Mannocchi deturpata, per renderla fisicamente poco attraente, ha ragione Mentana, fa schifo, giustifica lo sdegno del direttore del TG La7, ospite dell’inguardabile ‘Non è l’Arena’ di Giletti, che per accertata affinità con la destra è candidato a militare nelle truppe d’assalto della Rai. Riccardo Mannelli ritrae il volto della giornalista, coraggiosa e competente inviata di guerra in Ucraina per il quotidiano La Stampa, circondato da due virgolettati: “Meno male ci sono i decisori” e “L’opinione pubblica non è lucida”. La didascalia della vignetta, pubblicata dal ‘Fatto Quotidiano’: “Effetti collaterali di fosforo e uranio sui corrispondenti di guerra”, “Il cranio impoverito”. Giletti: “Libertà di satira o si è andati oltre?”. Enrico Mentana, imbestialito: “C’è la libertà di satira e la libertà di criticare la satira. Non è che non si può dire che una vignetta fa schifo. Non sono un censore però intendiamoci: se definisci un giornalista ‘cranio impoverito’ non è satira, è un’offesa. Mannocchi è stata in Ucraina a differenza dei suoi detrattori vecchi e nuovi. Puoi dirle cranio impoverito? La satira può tutto? E allora io dico che fa schifo. O tutte le vignette devono far ridere?”