Non solo i quartieri spagnoli: Don Pedro e il suo strabiliante monumento funebre.
L’Associazione Friends of Naples Onlus riporta al suo splendore il sepolcro di Don Pedro di Toledo all’interno della Basilica di San Giacomo degli Spagnoli.
Di Rita Felerico
È significativo il giudizio pronunciato da Benedetto Croce nella Storia del Regno di Napoli sulla politica culturale del viceré: «Il viceré Toledo, forte del consenso di Carlo V, tenne ad essere non già amato, ma temuto, sciolse le accademie per sospetti di novità religiose e politiche, cercò di reintrodurre l’Inquisizione, e, non pago di domare i baroni, fece sentire il suo pugno pesante sui patrizi, la città e il popolo».
Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga nasce a Salamanca il 13 luglio 1484 e muore a Firenze il 22 febbraio 1553. Fu marchese consorte di Villafranca del Bierzo, un villaggio localizzato a 187 kilometri da Santiago de Campostela e Viceré di Napoli dal 1532 al 1553 per conto di Carlo V d’Asburgo.
Prima che la ‘piccola’ cittadina di Madrid divenisse capitale, Napoli rivestì un ruolo importante all’interno del vicereame spagnolo, per la sua posizione sul mare, per essere il secondo centro urbano del Mediterraneo dopo Costantinopoli, una capitale europea che economicamente segnava i traffici commerciali e culturali anche della lontana Spagna. Don Pedro trasformò urbanisticamente la città: ne raddoppiò il perimetro, aprì importanti strade di comunicazione, come Via Toledo, segnò la città con i quartieri spagnoli e ne raddoppiò le difese prolungando fino a Baia e Pozzuoli i punti di avvistamento.
Castel Sant’Elmo simbolicamente rappresentò il suo potere gestionale, ma molti furono gli interventi strutturali; rimediò alle fatiscenze e abbandoni urbani dovuti alla peste che violentò la città fino al 1529, abbellì la città con nuove pavimentazioni, nuovi quartieri residenziali, restaurò la Crypta Neapolitana per consentire i traffici tra la capitale e Pozzuoli e nel 1552 emanò un editto per il ripristino e la sistemazione dei regi canali alimentati dall’acquedotto della bolla.
La costruzione della Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, elevata a basilica minore da Papa Pio X nel 1911, fu voluta da Don Pedro nel 1540 per associare la sua attività all’ospedale che accanto assicurava ai poveri, ai pellegrini, ai naviganti cura e accoglienza, un’opera di carità che continuò fino a quando la chiesa non fu assorbita, in periodo borbonico, al Palazzo dei Ministeri, così come la vediamo oggi.
La chiesa, riconosciuta come chiesa nazionale di Spagna, di proprietà della Reale Arciconfraternita del Monte del Santissimo Sacramento dei Nobili Spagnoli, custodisce diversi gioielli d’arte. Marco Pino, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, per ricordarne alcuni, ma senza dubbio il sepolcro di Don Pedro de Toledo e di Donna Maria Osorio y Pimentel marchesa di Villafranca scolpito da Giovanni da Nola è il più sorprendente.
Lo si deve scoprire, nascosto allo sguardo dei fedeli, dietro l’altare, dove appare grandioso: un enorme cubo ornato di bassorilievi, fregi, statue che svettano nello spazio con ai piedi angeli fluttuanti, un cubo dal quale si sporgono, quasi a voler dialogare, Don Pedro e la sua consorte. Il Viceré commissionò l’opera in vita intorno al 1550, ma non fu sepolto qui, morì a Firenze, dove venne tumulato, nel Duomo. La sua idea, inoltre, era quella di trasferire il sepolcro nella più tranquilla cittadina di Villafranca, dove avrebbe voluto trascorrere gli ultimi anni della sua vita.
Il destino ha voluto che il sepolcro restasse a Napoli, a testimoniare non solo il forte legame con la Spagna, ancora oggi molto vivo, ma per divenire simbolo di quanto la cultura di due popoli possa splendidamente intrecciarsi e dare vita a capolavori senza tempo come questo.
Dobbiamo a Friends of Naples Onlus e al suo paziente lavoro di coordinamento fra le varie istituzioni e gli sponsor la gioia di poter vedere concluso il restauro dell’opera, una delle tante che l’Associazione ha preso in cura nella città. Per questo motivo, per il loro impegno e per come lo realizzano, che a loro va il nostro più sentito ringraziamento e sincera ammirazione.
P.S. si rimanda per approfondimenti e notizie sugli altri partners e sponsor dell’iniziativa, al comunicato stampa riportato di seguito.
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IL MONUMENTO FUNEBRE DI DON PEDRO DE TOLEDO
NELLA BASILICA DI SAN GIACOMO DEGLI SPAGNOLI
TORNA A RISPLENDERE
Presentati i lavori di restauro
realizzati grazie all’impegno di Friends of Naple
Torna a risplendere il monumento funebre di Don Pedro Álvarez de Toledo nella Reale Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli. I lavori di restauro, resi possibili grazie all’impegno di Capri Group, mecenate dell’Associazione Friends of Naples, sono stati svelati alla città alla presenza del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi insieme a Giuseppe de Vargas Machuca primo governatore della Reale Arciconfraternita del Monte del Santissimo Sacramento dei Nobili Spagnoli e ad Alberto Sifola, Presidente di Friends of Naples. Alla presentazione sono intervenuti i rappresentanti della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli che hanno seguito il restauro, Riccardo Naldi, Professore di Storia dell’Arte presso l’Università L’Orientale di Napoli e Nunzio e Anna Colella di Capri Group. Erano presenti Marta Vadillo, Console Generale di Spagna, e Carlos Tercero, Consigliere Affari Culturali dell’Ambasciata di Spagna in Italia.
La basilica di San Giacomo degli Spagnoli è un vero scrigno d’arte, che si trova nel centro storico di Napoli, in piazza Municipio, ed è considerata una delle più rilevanti architetture del periodo vicereale. Dal 1741 l’edificio ha subito una serie di variazioni che l’hanno portato ad essere inglobato nel prospetto dell’attuale palazzo San Giacomo. La basilica, riconosciuta come chiesa nazionale di Spagna, è di proprietà della Reale Arciconfraternita del Monte del Santissimo Sacramento dei Nobili Spagnoli. La sua costruzione fu voluta nel 1540 da Don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca, a cui è dedicato il magnifico sepolcro realizzato da Giovanni Merliano da Nola.
Il monumento funebre di don Pedro Álvarez de Toledo e di Donna Maria Osorio y Pimentel marchesa di Villafranca è stato uno dei principali obiettivi di restauro dell’Associazione Friends of Naples fin dalla sua costituzione nel 2018 che si è concretizzato con l’intervento dei restauratori Francesco Esposito e Diego Ferrara de L’officina restauro, intervenuti con una accurata pulitura dell’imponente basamento quadrato che sorregge le statue di don Pedro e sua moglie oranti, circondate dalle allegorie delle virtù cardinali: Giustizia, Prudenza, Fortezza e Temperanza – simboli delle doti morali del viceré spagnolo – e sui bassorilievi laterali che raffigurano le sue gesta.
Questo monumento, insieme ai tre sepolcri posti dietro lo stesso in ricordo di Alfonso Basurto, don Pedro Mayorga e del colonnello Hans Walther von Hürnheim. rappresentano l’ultimo tassello di un grande lavoro di recupero della basilica avviato nel 2019, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, nelle persone dei funzionari restauratori e storici dell’arte Tina D’Alconzo e Alessio Cuccaro e dei funzionari architetti Rosalia D’Apice e Elisa Di Crescenzo.
Dal 2019 al 2023 infatti varie sono state le opere di restauro che hanno interessato la basilica.
In collaborazione con DAFNE restauri e grazie all’aiuto del mecenate Toto Naldi, Friends of Naples ha restaurato il portone ligneo e il cancello in ferro battuto di accesso alla basilica. Il cancello in ferro del 1741 è stato ripulito dalle alterazioni tipiche dell’ossidazione e delle incrostazioni, mentre il portone ligneo del Cinquecento è stato preservato per le sue caratteristiche originali e il valore artistico-storico, con attenzione al recupero dei volumi e alla riparazione delle lacune.
Successivamente, con la disponibilità di fondi ottenuti tramite le donazioni degli associati è stata ripristinata una balaustra gravemente danneggiata grazie a Tom e Debs Feo ed è stata recuperata un’applique della navata centrale grazie a Gianni e Pina Gagliardi, mentre la ditta Russo marmi ha ricomposto i fregi posti a cornice di un bellissimo bassorilievo in marmo raffigurante la Madonna con bambino, attribuito ad Annibale Caccavello, primo collaboratore di Giovanni da Nola.
Nel 2021 la Fondazione Denezhny 5, attraverso l’interessamento di Sua Eccellenza l’Ambasciatore Pasquale Quito Terracciano, si è offerta di finanziare la sostituzione delle capriate lignee del sottotetto della navata centrale, danneggiate dagli agenti atmosferici e logorate dal tempo. Con la direzione dei lavori dell’ing. Vincenzo Coppola della Consulting srl, l’impresa Del Core Restyling, nel corso di alcune notti e mediante un’imponente gru, ha trasportato le 8 capriate, lunghe circa 14 metri ciascuna, oltre il palazzo del municipio per ricollocarle a sostegno del tetto che è stato completamente smontato e sostituito in tutte le sue parti ammalorate.
Questi ingenti lavori di messa in sicurezza hanno consentito la riapertura della Chiesa al pubblico e ai fedeli.
Sebbene le azioni di recupero e valorizzazione della basilica siano ancora numerose, l’Associazione Friends of Naples è profondamente grata ai governatori de Vargas Machuca, Caracciolo di Melissano e de Lutio di Castelguidone e a tutti coloro che hanno collaborato e sostenuto con entusiasmo e passione gli interventi realizzati fino ad oggi che permettono di riconsegnare alla città una parte importante del suo prezioso patrimonio artistico e storico.
Friends of Naples Onlus
Friends of Naples è un’associazione senza scopo di lucro nata a maggio 2018 dalla volontà di un gruppo di professionisti e amici profondamente legati a Napoli, per promuovere il restauro e la conservazione dei beni artistici della città e del suo inestimabile patrimonio culturale. L’associazione lavora quotidianamente con Soprintendenze, Istituzioni, Archivi, Musei, Istituti di Belle Arti, Accademie e Università attivando buone pratiche di collaborazione tra pubblico e privato.
In collaborazione con il Comune di Napoli ha realizzato il restauro dell’affresco del Mattia Preti su porta San Gennaro e si accinge ad iniziare i lavori di manutenzione straordinaria del portone di palazzo San Giacomo, oltre agli interventi sul contemporaneo nella stazione metroarte di Materdei con il coinvolgimento di ANM e Accademia di Belle Arti.
Tra i diversi progetti già realizzati ricordiamo il restauro degli affreschi e del pavimento della Cappella Capece Minutolo nel Duomo di Napoli, gli interventi alla Cella di San Tommaso d’Aquino presso il Convento di San Domenico Maggiore. E ancora, grazie al contributo del Museo Cappella Sansevero è stata effettuata la messa in sicurezza del coro ligneo della basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone. A breve anche il restauro di un affresco nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo in collaborazione con l’Associazione Respiriamo Arte.
Accedendo al sito www.friendsofnaples.org è possibile avere maggiori informazioni sull’associazione, conoscerne l’operato, iscriversi o donare per uno specifico progetto.
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CENNI STORICI DELLA CHIESA DI SAN GIACOMO DEGLI SPAGNOLI
La pontificia reale basilica di San Giacomo degli Spagnoli è stata costruita nel 1540 per volere del viceré spagnolo don Pedro de Toledo, per associarla ad un ospedale destinato alla cura dei poveri già presente per la volontà di alcuni nobili spagnoli e dedicato a san Giacomo il Maggiore. L’architetto Ferdinando Manlio fu incaricato della sua realizzazione. Nel corso del tempo, la chiesa è stata modificata da notevoli restauri nel 1741 e dalla demolizione dell’ospedale per fare spazio al palazzo dei Ministeri del governo borbonico, oggi palazzo San Giacomo, sede del comune. Nel 1911, papa Pio X l’ha elevata a dignità di basilica minore. La chiesa conserva la linea e l’impianto originari cinquecenteschi, eccetto per la facciata che è stata trasformata in seguito agli interventi successivi. La struttura e suddivisa in tre navate, di cui la centrale è ricoperta da una volta a botte a lunette, mentre le navate laterali presentano una serie in successione di piccole cupole. La chiesa ospita numerosi monumenti funebri, tra cui il sepolcro di Don Pedro de Toledo, scolpito da Giovanni da Nola. All’interno, ci sono dipinti che documentano la pittura napoletana dal XVI al XVIII secolo, tra cui opere di Marco Pino, Luca Giordano, Pietro Bardellino Giovanni Bernardo Lama, Andrea Vaccaro e Luca Giordano. Un ritratto di Felipe VI di Spagna, realizzato nel 2021 da Giovanni Gasparro, è visibile negli ambienti privati dell’Arciconfraternita.
SEPOLCRO DON PEDRO DE TOLEDO
Un grandioso monumento ricorda ancora, in Napoli il maggiore dei viceré spagnoli che si avvicendarono nei due secoli di vice regno, dal 1503 al 1707, Don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca, che si distinse per la sua operosità e la particolare impronta che diede al panorama politico ed economico del vicereame. Don Pedro volle inoltre conferire a Napoli l’immagine di capitale, perché tale egli la riteneva, stabilendone, tra l’altro, il nuovo assetto urbanistico.
Proprio nella Chiesa di San Giacomo, dietro l’altare maggiore, Don Pedro volle che fosse eretto il suo monumento sepolcrale. Egli incaricò per la costruzione Giovanni Merliano da Nola ma la morte lo colse a Firenze nel 1553 a casa del genero, e poiché il monumento a Napoli non era terminato, fu sepolto nel Duomo di quella città.
Il monumentale sepolcro di Pedro de Toledo fu realizzato a più riprese da Giovanni Merliano da Nola e aiuti (1540-70). I lavori di costruzione furono ultimati nel 1570 e pare che (la questione è controversa) vi fu poi sepolto il figlio, Don Garcia.
Il monumento consiste in un grande sarcofago quadrato sorgente su un basamento, anch’esso quadrato ornato di fregi, teste e festoni sorgono le statue allegorie delle virtù cardinali della Giustizia, Prudenza, Fortezza e Temperanza a simboleggiare le doti morali del sovrano spagnolo; su una seconda base più stretta sono collocati su tre facce bassorilievi lavorati con la tecnica dello “stiacciato” che raffigurano le gesta del viceré Pedro de Toledo.
La prima rappresenta la vittoria contro i Turchi del 1538 che, sbarcati sulle nostre coste ed impossibilitati a sottomettere Otranto, occuparono e saccheggiarono Ugento e Castro. Pedro de Toledo mandò quindi parte delle truppe sulle navi dell’ammiraglio Doria e del figlio Garcia e con altre si recò lui stesso in Puglia fermandosi a Melfi e poi a Taranto; i Turchi furono costretti a questo punto a ritirarsi: nella scena si vede Don Pedro a cavallo, i cristiani fatti prigionieri dai Turchi e vari gruppi di combattenti.
La seconda impresa riguarda la vittoria conseguita nelle acque di Baia nel 1544 contro il corsaro Federico Barbarossa: al centro è raffigurato il castello aragonese e in lontananza Monte di Procida. Il corsaro si arrese al viceré dopo aver tentato invano la presa di Ischia e di Pozzuoli.
Il terzo evento si riferisce invece alla visita napoletana di Carlo V nel 1535. Don Pedro sceso da cavallo aspetta a Porta Capuana l’arrivo dell’imperatore mentre intorno a lui è un corteo in festa.
Al di sopra del sarcofago sono collocate, ai lati di un elmo piumato, le figure inginocchiate di Pedro de Toledo e della prima moglie Maria Osorio Pimmentel; il viceré è ritratto con sembianze gravi e solenni, la Pimmentel, dall’espressione compunta e riflessiva, è intenta a leggere un libro sacro.
Sulla faccia anteriore del sarcofago tra i due stemmi degli Alvarez di Toledo e dei Pimentei Orsorio si legge un’iscrizione.
Questo sepolcro, che costò vent’anni di lavoro al Merliano, e ai suoi collaboratori Annibale Caccavello e Giovan Domenico D’Auria, rappresentò un vero e proprio testo di studio per i pittori e gli scultori del Seicento come Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Luca Giordano e Salvator Rosa.
Il monumento si pone a simbolo inequivocabile della forte presenza politico-militare degli spagnoli nella città partenopea, che ne trarrà non pochi condizionamenti nella definizione del proprio destino storico ed urbanistico.