Politica in terrazza
di Mariarosaria Monti
Osservare la politica è come stare in platea dove i politici sono gli attori di un enorme teatro.
Nell’ “Incontro sulla terrazza” di domenica 30 ottobre al Vomero, insieme all’on.Sergio Costa e all’on.Dario Carotenuto c’erano anche cittadinanza attiva e Associazioni di volontariato che hanno reso lo spettacolo interattivo, coinvolgente e interessante. In questo evento, promosso da associazioni di cittadini che interrogano periodicamente i soggetti istituzionali, si è discusso di nuove prospettive di sviluppo e valorizzazione delle risorse territoriali.Â
Un caldo anomalo di fine ottobre ha reso tutti più inclini a partecipare con piacere, a godersi la location allestita in modo elegante su uno ampio terrazzo, arricchita da un abbondante buffet e con il Vesuvio che non faceva solo da background bensì da protagonista.
Tra foto, saluti e convenevoli ben presto però quel sole gradevole ha dato ulteriore conferma e rafforzato quello che si sarebbe discusso da lì a poco.
L’altro lato della medaglia, oscuro ma chiarissimo come il sole, è stato proprio quel caldo che si è rivelato sempre più infido e ostico.
Poco a poco la formalità e i modi eleganti e sobri dei partecipanti si sono addolciti diventando, appunto, meno formali. Ci siamo tutti “spogliati†degli abiti da scena, lasciato giacche altrove, rimboccato le maniche, cercato ripari all’ombra a conferma che, come Goffman affermava, viviamo in una recita. Ma quanto ancora può durare questo teatro?
A rafforzare ancora di più l’idea di palcoscenico e retroscena uno dei presenti, con un linguaggio retorico quasi teatrale, definisce la politica con una metafora: noi cittadini siamo sulla terra, la politica su un’astronave, inevitabilmente distaccata dai problemi reali.
Questo confronto diretto è servito, appunto, per fare da collante tra la realtà concreta e un naturale distacco istituzionale.
A parlare non sono stati solo i tanti interventi dei cittadini ma la natura stessa che, quella mattina, quasi ci chiedeva di agire di più. Un ecosistema maltrattato da un’umanità troppo egoista e corrotta, incentrata sul profitto e sul consumismo.
Nel programma illustrato dall’esponente dei 5 stelle Dario Carotenuto c’è la visione di un futuro più sostenibile e il concetto di decrescita felice. Con i suoi sorrisi pacati cerca di infondere ottimismo e vicinanza usando un’oratoria semplice e diretta a tratti però un po’ demagogica.
È stato inaspettato vedere come si è riusciti a mantenere per così tanto tempo l’attenzione di così tante persone: quasi nessuno usa lo smartphone, pochi perdono il focus degli argomenti trattati. Tutti e 50 partecipanti con rispettoso silenzio e un’attenzione quasi religiosa ascoltano fiduciosi e senza distrazioni tutte le idee e le proposte dei cittadini e le relative risposte dei referenti politici.
Sono stati tanti i temi affrontati, dalla siccità all’incuria, dall’inquinamento dei mari ai porti, dal fenomeno della migrazione alla terra dei fuochi.
Parlare ancora di terra dei fuochi e di mostruosità che ci trasciniamo da decenni e che si ripercuotono sulla nostra salute è stato un po’ un cortocircuito: la razionalità dei discorsi che danno un senso concreto di fattibilità non collimano con la realtà in quanto ancora sommersi di veleni e ne subiamo ancora oggi continuamente le conseguenze.
Nel suo intervento, il sociologo Sergio Mantile illustra una visione nuova della globalizzazione che vede un mutamento negli scambi regionali e un suo progressivo rallentamento. Sottolinea come la guerra abbia modificato il flusso economico, non più tra est ed ovest ma tra nord e sud, e come il mediterraneo abbia riacquistato la sua rilevanza.
Occorre pertanto, secondo Mantile, potenziare e digitalizzare la portualità del sud, creare un’intermodalità rafforzando i collegamenti nave-treno e potenziare le ferrovie del sud.
Colpisce molto il discorso di Sergio Costa, che a differenza dell’altro esponente politico, utilizza un linguaggio molto chiaro, meno ideologico e più concreto e mette al centro il concetto di giustizia ambientale. Costa accoglie con piacere ed interesse ogni osservazione, focalizzando gli elementi vitali e facendo un raffronto tra questi proficui incontri diretti, che definisce “incontri tra pensieri”, e la propaganda fatta dai media che si mantiene ben lontana nel trattare gli interessi concreti dei cittadini, che non tiene conto di temi importanti come la guerra, le armi e la riapertura delle centrali nucleari in termini di prospettiva ambientale.
Citando Bauman, Costa pone un’osservazione riguardo al fatto che se la società è liquida anche la politica, che è figlia di questa società , è una politica liquida quindi gli andamenti di voto sono mutevoli e ciò è causato dal fatto che non esiste più un pensiero strutturato.
Rispondendo alla questione di Sergio Mantile, accoglie a pieno la sua visione confermando che la globalizzazione si sta trasformando in aree di confronto (area asiatica, area mediorientale, area europea ecc..) e che c’è appunto un effetto fortino. L’Italia, essendo il ponte dell’Europa, non deve restare nel provincialismo ma avere una visione globale e comprenderlo. Deve comprendere che a causa dei mutamenti climatici e della siccità i flussi migratori saranno sempre più cospicui, e non si risolveranno costruendo muri ma intervenendo sulla questione globale.
Per contrastare il Climate change, per Costa, l’Italia ha la responsabilità di dire e fare qualcosa in più, trovare un’accordo per una giustizia ambientale a livello globale.
La casa è unica. L’ambiente è la nostra casa e in quanto tale deve coinvolgerci tutti, spingerci a chiedere di fare di più e ad attivarsi di più, anche solo per dare l’esempio, sia dal basso, con gesti di civiltà , che dall’alto, con una gestione non più calata dalla famosa astronave, come abbiamo già assistito anche in pandemia, ma che tiene conto delle problematiche concrete di questo paese e con uno sguardo attento al mondo nel suo complesso.