“SAI…MICHÉ”

                                                    “SAI…MICHÉ”

                                                Di Luciano Scateni


Forse hanno già licenziato Amadeus e questo è il suo ultimo Sanremo da direttore artistico e conduttore, forse è l’involontario “go” il “via libera” per trasgressioni del regime Rai preda della destra. Sic non stantibus rebus, a cos’altro attribuire le licenze politiche dello showman? In tandem con Mengoni ha cantato ‘Bella ciao’, contestato dai neofascisti e perfino da Travaglio, che per interessata empatia con i 5Stelle, spara bordate ad alzo zero sul Pd e quanto lo rappresenta. Girovagando a tarda sera nell’eterogeneo calderone delle reti tv, l’indice ha schiacciato il tasto del canale 101, mentre Amadeus, con tono e parole solenni ha emozionato e guadagnato attenta condivisione dell’Ariston… “In Italia, ogni giorno, quattro operai non tornano a casa…morti silenziose”. Nel silenzio rispettoso del teatro, Stefano Massini, drammaturgo di statura mondiale e Paolo Jannacci, degno successore di cotanto padre, legittimano l’incursione nel festival delle canzonette, con “L’uomo nel lampo”, straordinario racconto in parole e musica di un operaio ucciso dal fuoco di un’esplosione, mentre era al lavoro e di suo figlio, che il padre lo conoscerà in fotografia.

“Ehi, ehi Michè, sono io Michè, questa voce lontana dicono, sai la vita è strana, ma più che strana è proprio bastarda ed io lo so perché mi riguarda da quando il mio filo si è rotto, sono una foto appesa in salotto, E in quella foto oltretutto…ma dai Michè son così brutto, occhi chiusi, viso scuro…che se mi avessero detto giur questa foto resterà di te, accidenti Michè, mi sarei messo in posa. 1,2,3, flash, perfetto, sono io, sì, sono l’uomo di cui ti hanno detto che un lampo mi portò via e di me non resta, che una fotografia. C’era una volta un uomo che vide come un lampo sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo. L’uomo nel lampo che non è più tornato, lo videro in quel lampo e lì si è addormentato, proprio quel lampo che portò via mio padre e che da quel momento è musica nel vento. Sai Michè, non è che sono solo in questo posto, c’è più folla che a Rimini ad agosto, tutti come me finiti fuori pista, tutti fuori dalla lista Tutti con il marchio addosso di questo paradosso, che il lavoro porta sotto terra e l’operaio muore come in guerra, ma io Michè, io che ridevo anche dei guai, io, che la battuta non mi mancava mai, quando mi dicono: “La fabbrica è una miniera”, no, piuttosto è una galera, perché loro si fanno l’ora d’aria e pure noi, nel senso che saltiamo in aria…e nelle fiamme di 6 metri e via. Passi da uomo a fotografia. C’era una volta un uomo che vide come un lampo sorrise e alzò le mani come per fermarlo, l’uomo nel lampo che non è più tornato Lo videro in quel lampo, questo lampo non ha odore né colore, il lampo uccide ma senza far rumore, poi ti guardi ad uno specchio e lì vorresti perdonare, e vabè, basta dai…da questa foto mi guardo intorno, e non ho smesso un solo giorno in silenzio fotografato e muto di dirti: “Ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto”

Meno male, anche questo è Sanremo.

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