Stare insieme è saper riconoscere i mutamenti sociali in un sistema abitativo post-moderno

Stare insieme è saper riconoscere i mutamenti sociali in un sistema  abitativo post-moderno

di Sabrina Apuzzo*

Trent’anni fa ci dissero che con la ‘globalizzazione’ avremmo avuto un grande cambiamento

nell’economia. In realtà il cambiamento c’è stato, ma ha finito con il coinvolgere e influenzare anche  il nostro modo di vivere il quotidiano e con esso il nostro spazio, il nostro tempo.

Spazio-tempo che Manuel Castells, sociologo spagnolo, chiamò ‘spazio dei flussi’ che non è lo

spazio descritto dalla fisica o dalla geometria, cioè uno spazio con limiti e confini ben definiti, ma un ‘perimetro virtuale’ dove il concetto di ‘spazio’ non scompare ma si ‘ri-crea’, si ‘ri-struttura’, per diventare un ‘non-luogo’, uno spazio dove la gente si nutre di connessioni senza mai incontrarsi.

Anche negli spazi condominiali, dove la relazione tra amministratore e amministrati o tra gli stessi amministrati è già complicata, la relazione si irrigidisce rendendo ancora più complicata la gestione      delle dinamiche di gruppo, specie per chi si trova impreparato o non adeguatamente preparato o formato a un nuovo modo di costruire i rapporti interpersonali.

L’amministratore di condominio, infatti, per il ruolo che svolge, si trova molto spesso ad avere a che

fare con clienti litigiosi con cui non è facile stabilire un ‘contatto relazionale’ giacché troppi sono i pregiudizi e le controversie nel campo ‘abitativo’ o del vivere ‘insieme’. Spesso non basta ricorrere a  un regolamento interno o a una semplice battuta per risolvere i conflitti condominiali e neppure basta la semplice buona volontà, ma occorrono adeguate competenze e specifiche abilità relazionali, che sappiano affrontare il problema del ‘confliggere’ da un punto di vista diverso. Per farlo, il professionista deve possedere nozioni fondamentali che riguardano non solo la ‘sociologia abitativa  o ambientale’, ma anche la ‘comunicazione e relazione interpersonale’.

L’ambiente in cui viviamo, per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi interni e le relazioni che

in esso si consumano, ci sottopone a stimoli e sensazioni che spesso vanno a condizionare i nostri comportamenti. L’abitare non può essere considerato esclusivamente un fatto privato che si consuma all’interno del proprio nucleo familiare, ma un qualcosa che si estende all’esterno, nel proprio vicinato, se non addirittura nel proprio quartiere.

In sociologia esiste un ambito conosciuto come ‘sociologia ambientale‘, che studia proprio il

rapporto tra l’essere umano e l’ambiente fisico, intendendo con il termine ‘ambiente’ sia i paesaggi  naturali, come potrebbero essere l’alba o il tramonto, sia gli ambienti costruiti dall’uomo come la casa. Stare insieme, coabitare, vivere e relazionarsi con il ‘diverso’ non sono cose che possono essere trascurate o sottovalutate, se si vuole avere una ‘comunicazione efficace’.

Insomma, pare che l’ambiente che ci circonda e il vivere ‘insieme’, a cominciare dalle piccole comunità condominiali, sono elementi assolutamente prioritari per eliminare lo stress e migliorare la qualità della vita. Purtroppo, però, nel suo stare ‘insieme’ il condominio non segue i criteri del ‘branco’ o delle ‘tribù’. Le persone che abitano in un condominio non si sono scelte tra loro e l’amministratore di condominio non è considerato un ‘capo branco’ o un ‘capo tribù’, ma una persona  scelta e pagata dai condomini per soddisfare sia le esigenze individuali che quelle del gruppo e in un  gruppo di persone, dove la decisione di stare ‘insieme’ è stata dettata da un tornaconto economico, trovare un ‘curatore’ o un ‘mediatore di pace’ che risolva i numerosi conflitti abitativi e relazionali tra  le persone risulta piuttosto difficile e rischioso, se non addirittura impossibile.

Anni fa si tenne un convegno sulla Professione di Amministratore di Condominio. Dal convegno venne fuori che questa categoria di professionisti era soggetta ad un elevato stress da lavoro dovuto      alla molteplicità di conflitti con architetti, ingegneri e geometri che a vario titolo intervenivano nei          lavori condominiali, ma lo stress maggiore, che in alcuni casi finiva col diventare una vera e propria        patologia meglio conosciuta come ‘burnout’, era dovuto ai rapporti con i condomini che nelle assemblee si portavano dietro tutta una serie di ‘disagi’ vissuti all’interno del proprio nucleo familiare che nulla avevano a che fare con i problemi da risolvere.

Infatti nelle riunioni condominiali ci sono persone che partecipano perché convinti di affermare il

proprio potere all’interno di un gruppo. Altri, invece, si portano dietro risentimenti personali maturati all’interno della comunità condominiale. Poi, ci sono quelli che in assemblea creano difficoltà, perché pensano di avere sempre la soluzione giusta al problema. E poi, ancora, ci sono quelli che si portano dietro un disagio esistenziale dovuto a problemi familiari, problemi di lavoro e quant’altro.

Proprio per aiutare i professionisti a superare momenti particolarmente difficili N.A.C.A. (National

Association Condominium Administrators) insieme ad Asset Risorse Umane, un’associazione che promuove la crescita culturale e professionale attraverso corsi di alta formazione e al suo Presidente,         Avv.  Francesca Tuzzolino ha pensato di inserire nei Corsi per Amministratori di Condominio dei moduli sulla ‘Sociologia Abitativa e Relazionale con particolare riferimento alla prevenzione violenza’. Il progetto nasce da un’idea del Criminologo e Sociologo, Prof. Dott. Andrea Torcivia, Presidente NACA Regione Sicilia e Membro del Centro Studi Nazionale NACA. Nella realizzazione del        progetto hanno collaborato con lui il Sociologo Relazionale e Counselor Professionista, Dott. Vincenzo Torricelli, esperto nella ‘relazione di aiuto’, che se sottovalutate mettono in pericolo il professionista che lavora con i gruppi o con singole      persone.

Alla luce di quanto detto, dunque, abbiamo voluto rappresentare il condominio come un

‘microcosmo vissuto da persone’, unico nel suo genere, con una personalità che va capita, studiata, accolta e raccontata in tutti i suoi aspetti giuridici, sociali e comportamentali. L’obiettivo finale della  Naca vuole essere quello di formare una nuova generazione di Amministratori Condominiali, professionisti responsabili e attenti ai mutamenti sociali in un sistema abitativo di una società post- moderna.

Sabrina Apuzzo*

Presidente Naca – National Association Condominium Administrators,  

Amministratore Condominiale,

Mediatore Civile,

Mediatore Familiare, Sociologa tessera n° 2216.

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