UNA SOCIOLOGA IN CUCINA
Vagare alla ricerca di colori, sapori e di libertà!
di Emma Viviani
“Vagai tutto quel giorno. Il sole già splendeva obliquo fra i tronchi, allorché sbucai finalmente in una valle prativa, circondata da monti e costellata di fiori rossi e gialli, sui quali svolazzavano innumerevoli farfalle nell’oro del tramonto. Il luogo era talmente solitario da apparire migliaia di miglia lontano dal mondo. Solo i grilli stridevano; un pastore, seminascosto tra l’erba alta, traeva suoni tanto malinconici dalla zampogna da far dolorare il cuore di nostalgia. «Guarda che bella vita tocca a un distillaccio simile!» pensai. «Altro che noi poveretti, che dobbiamo andare in giro lontani da casa, sempre in pericolo!» Poiché un fiumicello limpido ci separava, gli gridai da lontano dove si trovava il villaggio più prossimo. Senza scomporsi, sollevò appena la testa sopra l’erba, m’indicò con la zampogna l’altro bosco e si rimise a zufolare”. ( tratto da “ La vita di un perdigiorno” di Eichendorff cap. III, p. 111)
Una visione del romanticismo germanico di metà ottocento attraverso la narrazione di un grande autore quale Eichendorff mi balena in mente mentre mi accingo a scrivere questo pezzo per
Le sociologie.
Sebbene questo brano si riferisca al periodo primaverile, mi sento di citarlo in quanto lo trovo denso di emozioni da vivere a contatto con la natura e sarà questo l'intento della mia trattazione.
Siamo in Autunno, è tempo di colori, ma anche di sapori e sopratutto di profumi ed essenze del bosco: è' tempo d'uva, di funghi, di olive, di castagne e noci…!
E' l'Autunno tanto disprezzato e temuto dopo il periodo estivo, perchè il suo arrivo sembra chiudere il periodo felice e spensierato dell'estate, delle vacanze, e sembra riportarci al lavoro, a prepararci all'inverno ed al tempestivo buio pomeridiano; alla chiusura nelle nostre abitazioni, ponendo fine al periodo della cuccagna.
Al contrario sarà proprio questa stagione ad inaugurare i periodi più caldi dell'animo umano, che a differenza dell'estate, non scaldano i nostri corpi, bensì i nostri sensi, i nostri sentimenti ma anche la nostra cucina! Dalle insalate fredde di pasta e riso ai carpacci di carni o pesci ci aspetta un periodo di polente, pastasciutte alla selvaggina, risotti ai funghi, per non parlare dei dolci fatti con le mele di stagione, le noci, l'uva…Cibi dal carattere deciso e dal sapore forte!
I colori dorati dell'Autunno con le sfumature che vanno dal giallo al rosso ci accompagnano nelle nostre camminate nei parchi, nelle pinete, nei boschi, risvegliando in noi sentimenti di intimità all'interno delle nostre case, richiamandoci agli affetti in famiglia o tra gli amici, a chiuderci nei nostri gusci proprio come le tenere castagne chiuse nel loro!
Una grande lezione di ecologia sociale
Allora l'Autunno diventa il tempo del crogiolarsi tra le coperte e perché no…degli abbracci e delle coccole ma anche dell'oziare e del perdersi! Ora capisco da dove mi sia nata l'idea di citare Eichendorff all'inizio!! Come il “perdigiorno” dell'autore tedesco anche noi dobbiamo imparare a perderci un po', ad allentare la morsa dello stress quotidiano abbandonandoci alla natura ed alle sue meraviglie, allo splendore dei paesaggi autunnali che cambiano colore ad ogni ora del giorno. Riscoprire le passeggiate all'aria aperta, le camminate in montagna alla ricerca di funghi e castagne per ritrovare quel calore dentro di noi così difficile da sentire in un'epoca tutta orientata all'informatizzazione ed alla digitalizzazione dei processi produttivi freddi e distaccati dall'uomo!
Ecco la magia dell'Autunno e la sua forza di trasformazione! La più grande lezione di ecologia sociale ci proviene proprio dalla natura che ci chiama a soffermarci, a rallentare un po', a ricercare forme di “lettura” diversa della nostra esistenza all'interno delle mura domestiche e nei nostri contesti di vita spesso troppo costrittivi.
L'eterna domenica
Dovremmo imparare a liberarci da ciò che ci opprime e vivere momenti di profonda spensieratezza alla ricerca di emozioni che solo la natura ci può procurare.
Ho aperto questo articolo citando la novella di Joseph von Eichendorff, che ha affascinato generazioni di ragazzi, studiosi, per la freschezza della narrazione, per la descrizione ed i colori della natura, ma anche per la ricerca di quella libertà trasognata, di quell'utopia e desiderio inappagato di camminare controcorrente visibile nel protagonista, “ il perdigiorno”, ed in tutti coloro che nel romanzo si contrappongono alle leggi di una società gerarchica e rigida orientata alla produttività come quella ottocentesca.
“ Se sono un buono a nulla allora voglio andarmene in giro per il mondo e costruirmi da me la mia fortuna”. In realtà il protagonista fa molto di più del “non far niente”, andandosene in giro con il suo violino alla ricerca di avventure, scoprirà aspetti di un mondo a lui sconosciuto: il piacere del viaggiare, l'amore per la musica, la bellezza della natura, l'attenzione per il popolare e l'amore di una donna. Aspetti questi significativi nella vita di un uomo, ma non certo ritenute di fondamentale importanza agli occhi di un giovane viennese di quel periodo e credo che ancora oggi sia cosi per molti di noi. Ciò che intendo rilevare attraverso l'immagine di colui che “perdetempo” è l'importanza di osservare il rapporto uomo-ambiente svincolato dal sistema sociale aberrante, riempendo di significato: la vita dell'uomo fatta di sentimenti, emozioni e rispetto per la natura.
Le pagine di questo libro sono tra le più intense del Romanticismo ottocentesco e dal carattere decisamente moderno ed ancora stimolante per i nostri tempi. Lo svago, il perdere tempo può divenire importante quando mira alla ricerca di sé, delle proprie potenzialità e vocations spesso non accettate dal nostro sistema sociale.
Permettetemi di chiudere questa riflessione lanciando un grido di libertà attraverso le parole di Eichendorff:
“Ne ero lieto, veramente; poco prima era balenata anche a me l’idea di mettermi in viaggio, perché avevo udito il rigogolo, che durante l’autunno e l’inverno pigolava tutto triste alla nostra finestra….Entrai in casa, staccai dalla parete il violino, che sonavo con grande perizia; mio padre mi dette qualche quattrino come viatico e me ne andai, attraversando il lungo villaggio, animato da una gioia segreta nel vedere i vecchi conoscenti e gli amici che sbucavano a dritta e a manca per recarsi al lavoro, con la vanga e l’aratro, come avevano e avrebbero continuato a fare per tutta la vita, mentre io mi avviavo libero verso il vasto mondo. Lanciai allegri, inorgogliti addii a quei poveracci; debbo dire però che nessuno mi prestò eccessiva attenzione. Sentivo in cuore un’eterna domenica”.
Dal romanticismo alla nostra cucina
Questa nota romantica ci deve far riflettere sull'uso dei nostri sensi, di assaporare le nostre giornate d'Autunno e gustarle pienamente alla ricerca di una profonda trasformazione.
Penso che unire il pensiero all'azione sia doveroso e per la nostra rubrica dovremmo cimentarci nella preparazione di un cibo che colga tutte le sfumature del nostro stato d'animo .
Come di consueto vi offro una ricetta.
Olive nere amare in 5 minuti!
Ho raccolto le olive dal mio albero in giardino. Le ho lavate, strizzate ( l'operazione è fondamentale affinchè perdano l'amaro – si appoggiano ad un piano e si schiacciano leggermente affinchè esca l'olio di cui sono ricche) e sbollentate per 3 minuti.
Si scolano e si passano a saltare in una padellina dove avrete fatto soffriggere aglio rosmarino e peperoncino. Assaggiatele con delle fette di pane con un buon bichiere di vino rosso ed avvertirete in voi tutto il sapore dell'Autunno !!!